Il giornalista
aretino perse il padre a Bruxelles, oggi rifonda
l'associazione dei familiari delle vittime: "Per
non dimenticare".
Lorentini: "Heysel c'è ancora bisogno di
allenare la memoria
di Federica
Guerri
Il 29 maggio saranno
trent'anni da quella partita assassina: "Stiamo
organizzando iniziative con la Juve".
AREZZO - Andrea Lorentini
raccoglie il testimone del nonno Otello (scomparso
nel maggio scorso) e rifonda l'associazione dei
familiari delle vittime dell'Heysel. A Bruxelles
quel terribile 29 maggio 1985, Andrea, che aveva
tre anni, perse il padre Roberto. Medico e tifoso
juventino, aveva 31 anni e rimase ucciso per salvare
la vita di un bambino. Insieme a lui, tra le 39
vittime innocenti, c'era anche la 17enne aretina
Giusy Conti. Dopo quella tragedia Otello Lorentini,
anche lui all'Heysel per quella finale di Coppa
dei Campioni assassina, fondò il Comitato delle
vittime dell'Heysel per avere giustizia in sede
legale, sciogliendolo una volta ottenuta (fece condannare
anche la Uefa). Oggi rinasce per non dimenticare.
FEDERICA GUERRI:
Andrea, perché questa
scelta ?
ANDREA LORENTINI:
Un po' sull'onda emotiva della scomparsa di mio
nonno e quindi per non interrompere un percorso
di battaglia da lui iniziato e portato avanti per
tutta la vita, e un po' per tenere viva la memoria
di quella tragedia. Da più parti mi era stato chiesto
di raccogliere il testimone di mio nonno, ma da
solo era complicato, così ho scritto a tutte le
famiglie delle vittime italiane (32) e ho avuto
molte risposte positive. Ci siamo riuniti il 17
gennaio nella sede dell'Arbitro Club, ad Arezzo,
nel piazzale intitolato a mio padre.
FEDERICA GUERRI:
Lei presidente, Emanuela Casula, figlia di Giovanni
e sorella di Andrea, vice Presidente, e Riccardo
Balli, fratello di Bruno, segretario. Sente che
ci sia ancora molto bisogno di esercitare la memoria
?
ANDREA LORENTINI:
Più passa il tempo e meno occasioni ci saranno per
ricordare ciò che è accaduto, ma la memoria va allenata
e se ci sarà bisogno d'intervenire lo faremo, perché
non ne posso più di sentire offendere i morti e
la memoria dell'Heysel, come quella di mio padre.
Certo per me e per tutti gli altri è un sacrificio,
ma anche un atto dovuto.
FEDERICA GUERRI:
I trent'anni
possono essere l’occasione giusta per riportare
l’attenzione sul tema della violenza negli stadi...
ANDREA LORENTINI:
Stiamo lavorando ad alcune iniziative commemorative,
vogliamo cogliere l'occasione del trentennale come
spunto di riflessione per parlare della violenza
che purtroppo non è fuori dai nostri stadi. L'associazione
vuole farsi portavoce di gesti concreti che diffondano
i veri valori dello sport che sono in antitesi con
i fatti di Bruxelles.
FEDERICA GUERRI:
C'è
ancora molto da lavorare sugli stadi ?
ANDREA LORENTINI:
All'Inghilterra, patria dei carnefici dell'Heysel,
quella tragedia è servita a trasformare gli stadi
in salotti con le forze dell'ordine pronte ad intervenire
ad ogni minima intemperanza. In Italia no.
FEDERICA GUERRI:
Con la Juventus però, si è instaurato un buon dialogo...
ANDREA LORENTINI:
Assolutamente sì. La presidenza Agnelli ha da subito
dimostrato una sensibilità diversa nei confronti
dell'Heysel. Abbiamo aperto questo canale e speriamo
di riuscire ad organizzare insieme numerose iniziative.
FEDERICA GUERRI:
Anche la tifoseria bianconera sta dimostrando vicinanza
(tra l’altro dopo la morte di Otello Lorentini i
tifosi esposero uno striscione allo Juventus Stadium
con scritto "Ciao Otello, 39 volte grazie").
ANDREA LORENTINI:
Sì c'è un'attenzione crescente e un atteggiamento
propositivo e di rispetto verso le vittime dell'Heysel,
io stesso ho ricevuto tantissimi attestati di coraggio
dopo la morte di mio nonno.
FEDERICA GUERRI:
Suo nonno e anche lei avete sempre ribadito che
quella Coppa insanguinata doveva essere restituita...
ANDREA LORENTINI:
Andava restituita subito. Adesso sarebbe un gesto
anacronistico. Ma sono felice che nel museo dello
Juventus Stadium quella Coppa sia esposta in maniera
differente dalle altre, senza foto, video e messaggi
celebrativi. Una cornice sobria con scritto "In
memoriam" che sembra dire questa coppa è qui ma
nessuno deve festeggiarla.
Fonte: Corriere di Arezzo
©
11 febbraio 2015
Fotografie: Corriere di Arezzo ©
Juventus.com ©
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