Nella
regione
E ad Arezzo
vive la memoria dell’ Heysel
di Filippo
Conticello
Lorentini,
figlio di una delle vittime nel 1985: "Così
ricordiamo ed educhiamo".
La studentessa
Giuseppina Conti, 17enne di Arezzo. Giancarlo
Gonnelli di Ponsacco, 20 anni
(NdR: 46). Bruno
Balli e Giovacchino Landini, 5oenni di Prato e
Capannori. Poi il medico aretino, Roberto Lorentini, 31enne, eroe dell’Heysel. C’è tanto,
troppo sangue toscano versato a Bruxelles:
cinque morti, tra i trentanove tifosi uccisi
dalla follia hooligan prima che la Juve vincesse
tra le lacrime la sua prima Coppa Campioni. E
proprio in Toscana si custodisce ancora la
memoria della tragedia: ad Arezzo opera
l’associazione "Familiari e Vittime dell’Heysel"
(NdR: Associazione fra i Familiari delle Vittime
dell’Heysel), animata dal 1987 da Otello Lorentini, il papà di Roberto. Era un dottore e
ritornò indietro sugli spalti a soccorrere un
bambino ferito, secondo alcune testimonianze
proprio Andrea Casùla, la vittima più giovane di
quell’inferno. Morì anche lui travolto da una
seconda carica inglese mentre era chinato e
provava la respirazione artificiale al piccolo
tifoso. Oggi ad Arezzo è il figlio Andrea,
giornalista sportivo, a custodire la memoria:
"Nonno Otello, il fondatore dell’associazione, è
morto nel 2014. lo ho deciso di continuare il
suo lavoro perché il ricordo deve intrecciarsi
in eterno all’educazione. Noi esistiamo per
ricordare a tutti che non è stato sport, ma solo
follia". L’associazione che adesso dirige il
nipote ha vissuto tutto il processo sulla strage
dell’Heysel fino in Cassazione, ottenendo una
sentenza che ha fatto giurisprudenza in tutta
Europa. Da quel momento la Uefa è responsabile
degli eventi che organizza: "Non può più lavarsi
le mani, deve garantire certi standard di
sicurezza", ricorda Andrea. Dieci anni fa
esatti, era col nonno e col presidente Cobolli
Gigli all’intitolazione del piazzale dello
stadio a Roberto Lorentini: due ore dopo la
squadra del medico eroe sarebbe pure tornata in
Serie A. Il SACRIFICIO - Cardiff sta arrivando e,
come ogni finale europea, sarà un tuffo al
cuore: "Per noi parenti delle vittime è sempre
una esplosione di sentimenti contrastanti. Non
possiamo guardare a questa partita senza pensare
a ciò che è stato", ricorda adesso. Dando nuova
energia all’associazione, Lorentini continua a
coinvolgere bimbi in tutta Italia: "Ricordiamo
banalmente che il calcio è vita, nient’altro".
Oggi c’è quel +39 che risalta nella curva dello
Stadium a far da scudo contro chi vuole sporcare
il ricordo: "Negli ultimi anni c’è molta più
attenzione e per questo ringraziamo i tanti
tifosi bianconeri, non solo toscani", conclude
Andrea. Di Roberto, medaglia
d’argento all’onor civile, non ha ricordi: aveva
tre anni quando il papà sacrificò se stesso per
salvare gli altri.
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
© 24 maggio 2017
Fotografie: La Gazzetta dello
Sport ©
Comune di Arezzo ©
|