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ARTICOLO 24-05-2017
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La Gazzetta dello Sport  24.05.2017
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Nella regione

E ad Arezzo vive la memoria dell’ Heysel

di Filippo Conticello

Lorentini, figlio di una delle vittime nel 1985: "Così ricordiamo ed educhiamo".

La studentessa Giuseppina Conti, 17enne di Arezzo. Giancarlo Gonnelli di Ponsacco, 20 anni (NdR: 46). Bruno Balli e Giovacchino Landini, 5oenni di Prato e Capannori. Poi il medico aretino, Roberto Lorentini, 31enne, eroe dell’Heysel. C’è tanto, troppo sangue toscano versato a Bruxelles: cinque morti, tra i trentanove tifosi uccisi dalla follia hooligan prima che la Juve vincesse tra le lacrime la sua prima Coppa Campioni. E proprio in Toscana si custodisce ancora la memoria della tragedia: ad Arezzo opera l’associazione "Familiari e Vittime dell’Heysel" (NdR: Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel), animata dal 1987 da Otello Lorentini, il papà di Roberto. Era un dottore e ritornò indietro sugli spalti a soccorrere un bambino ferito, secondo alcune testimonianze proprio Andrea Casùla, la vittima più giovane di quell’inferno. Morì anche lui travolto da una seconda carica inglese mentre era chinato e provava la respirazione artificiale al piccolo tifoso. Oggi ad Arezzo è il figlio Andrea, giornalista sportivo, a custodire la memoria: "Nonno Otello, il fondatore dell’associazione, è morto nel 2014. lo ho deciso di continuare il suo lavoro perché il ricordo deve intrecciarsi in eterno all’educazione. Noi esistiamo per ricordare a tutti che non è stato sport, ma solo follia". L’associazione che adesso dirige il nipote ha vissuto tutto il processo sulla strage dell’Heysel fino in Cassazione, ottenendo una sentenza che ha fatto giurisprudenza in tutta Europa. Da quel momento la Uefa è responsabile degli eventi che organizza: "Non può più lavarsi le mani, deve garantire certi standard di sicurezza", ricorda Andrea. Dieci anni fa esatti, era col nonno e col presidente Cobolli Gigli all’intitolazione del piazzale dello stadio a Roberto Lorentini: due ore dopo la squadra del medico eroe sarebbe pure tornata in Serie A. Il SACRIFICIO - Cardiff sta arrivando e, come ogni finale europea, sarà un tuffo al cuore: "Per noi parenti delle vittime è sempre una esplosione di sentimenti contrastanti. Non possiamo guardare a questa partita senza pensare a ciò che è stato", ricorda adesso. Dando nuova energia all’associazione, Lorentini continua a coinvolgere bimbi in tutta Italia: "Ricordiamo banalmente che il calcio è vita, nient’altro". Oggi c’è quel +39 che risalta nella curva dello Stadium a far da scudo contro chi vuole sporcare il ricordo: "Negli ultimi anni c’è molta più attenzione e per questo ringraziamo i tanti tifosi bianconeri, non solo toscani", conclude Andrea. Di Roberto, medaglia d’argento all’onor civile, non ha ricordi: aveva tre anni quando il papà sacrificò se stesso per salvare gli altri. Fonte: La Gazzetta dello Sport © 24 maggio 2017 Fotografie: La Gazzetta dello Sport © Comune di Arezzo ©

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