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ARTICOLO 26-04-2022
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Corrieredelveneto.corriere.it 26.04.2022
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La tragedia di Heysel diventa un docu-film su

Netflix: le famiglie venete raccontano le vittime

di Raffaella Forin

La troupe è stata a Bassano fino a qualche giorno fa: "Non si può dimenticare".

C’è anche Bassano del Grappa (Vicenza) tra i protagonisti del nuovo docu-film "The Heysel drama" che sarà trasmesso su Netflix a ridosso delle partire del prossimo mondiale di calcio in Qatar. Una delle sette puntate è infatti dedicata interamente alla città e ai due bassanesi che con altre 37 persone morirono nella tragedia avvenuta nello stadio belga Heysel il 29 maggio 1985, poco prima del fischio d’inizio della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Una serie televisiva (Produzione Scope Pictures; Co-produzione italiana Palomar) con la quale il regista Jan Verheyen vuole lanciare un messaggio contro la violenza negli stadi.

Le interviste - Le riprese bassanesi si sono concluse nei giorni scorsi. Le telecamere della troupe franco-belga si sono accese a palazzo Sturm, nel chiostro del museo civico, nella libreria Palazzo Roberti, con interviste all’ex calciatore Massimo Briaschi - il vicentino era in campo quella sera militando nella squadra della Juventus - ad Alberta Bizzotto, moglie di Amedeo Spolaore deceduto nello stadio con Mario Ronchi, e mamma dell’allora giovanissimo Giuseppe, che rimase ferito, all’ortopedico Giovanni Costacurta e al giornalista Domenico Lazzarotto che si trovava sugli spalti ed è anche uno degli autori del libro "1985 Heysel - 2015 Per non dimenticare" scritto, nel trentennale del triste anniversario, a sei mani con l’arbitro bassanese Luigi Agnolin, mancato nel 2018, e il giornalista Luca Pozza. Proprio il volume ha ispirato la realizzazione del filmato.

Immagini surreali - È una storia che parla molto bassanese quella avvenuta 37 anni fa. "Quelle immagini quasi surreali rimarranno indelebili nella nostra mente - ricorda Lazzarotto, che ha seguito le riprese in città - È ancora vivo il ricordo delle 39 persone morte in quella mattanza, 32 delle quali italiane, e delle oltre 600 rimaste ferite. Nei tumulti provocati dagli hooligans inglesi in quella maledetta curva "Z" morirono anche l’imprenditore Ronchi e il dentista Spolaore, che facevano parte di una comitiva di appassionati partita dalla città del Grappa e dal Bassanese. Entrambi erano volati a Bruxelles con amici e conoscenti. Con Spolaore c’era anche il giovane figlio Giuseppe che, sebbene ferito, riuscì a salvarsi". Immagini e sensazioni che ancora oggi fanno rabbrividire i presenti e che Bassano non ha mai dimenticato. "Dopo 30 anni, decidemmo di scrivere un libro per raccontare quella mattanza, ma soprattutto per ribadire un concetto ai giovani che frequentano gli stadi: il calcio è sport e vita, non violenza e morte - sottolinea Lazzarotto - che ora viene ripreso in questo docu-film. Certo, non cancellerà altre immagini, quelle impietose di chi ha vissuto quel dramma che avrebbe dovuto essere una festa sportiva ed invece, in una manciata di minuti, si è trasformato in una delle più gravi tragedie del mondo sportivo. È bene che a raccontarla, anche dopo tanti anni, siano le voci delle famiglie degli stessi sfortunati protagonisti o chi c’era quella sera, nella speranza che il messaggio contro la violenza sia ancora più forte". Fonte: Corrieredelveneto.corriere.it © 26 aprile 2022 Fotografia: Zenith Magazine ©

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