La tragedia di
Heysel diventa un docu-film su
Netflix: le
famiglie venete raccontano le vittime
di Raffaella
Forin
La troupe è
stata a Bassano fino a qualche giorno fa: "Non
si può dimenticare".
C’è anche Bassano del
Grappa (Vicenza) tra i protagonisti del nuovo docu-film "The Heysel drama" che sarà trasmesso
su Netflix a ridosso delle partire del prossimo
mondiale di calcio in Qatar. Una delle sette
puntate è infatti dedicata interamente alla
città e ai due bassanesi che con altre 37
persone morirono nella tragedia avvenuta nello
stadio belga Heysel il 29 maggio 1985, poco
prima del fischio d’inizio della finale di Coppa
Campioni tra Juventus e Liverpool. Una serie
televisiva (Produzione Scope Pictures;
Co-produzione italiana Palomar) con la quale il
regista Jan Verheyen vuole lanciare un messaggio
contro la violenza negli stadi.
Le interviste
- Le riprese bassanesi si
sono concluse nei giorni scorsi. Le telecamere
della troupe franco-belga si sono accese a
palazzo Sturm, nel chiostro del museo civico,
nella libreria Palazzo Roberti, con interviste
all’ex calciatore Massimo Briaschi - il
vicentino era in campo quella sera militando
nella squadra della Juventus - ad Alberta
Bizzotto, moglie di Amedeo Spolaore deceduto
nello stadio con Mario Ronchi, e mamma
dell’allora giovanissimo Giuseppe, che rimase
ferito, all’ortopedico Giovanni Costacurta e al
giornalista Domenico Lazzarotto che si trovava
sugli spalti ed è anche uno degli autori del
libro "1985 Heysel - 2015 Per non dimenticare"
scritto, nel trentennale del triste
anniversario, a sei mani con l’arbitro bassanese
Luigi Agnolin, mancato nel 2018, e il
giornalista Luca Pozza. Proprio il volume ha
ispirato la realizzazione del filmato.
Immagini
surreali - È una storia che parla
molto bassanese quella avvenuta 37 anni fa.
"Quelle immagini quasi surreali rimarranno
indelebili nella nostra mente - ricorda
Lazzarotto, che ha seguito le riprese in città -
È ancora vivo il ricordo delle 39 persone morte
in quella mattanza, 32 delle quali italiane, e
delle oltre 600 rimaste ferite. Nei tumulti
provocati dagli hooligans inglesi in quella
maledetta curva "Z" morirono anche
l’imprenditore Ronchi e il dentista Spolaore,
che facevano parte di una comitiva di
appassionati partita dalla città del Grappa e
dal Bassanese. Entrambi erano volati a Bruxelles
con amici e conoscenti. Con Spolaore c’era anche
il giovane figlio Giuseppe che, sebbene ferito,
riuscì a salvarsi". Immagini e sensazioni che
ancora oggi fanno rabbrividire i presenti e che
Bassano non ha mai dimenticato. "Dopo 30 anni,
decidemmo di scrivere un libro per raccontare
quella mattanza, ma soprattutto per ribadire un
concetto ai giovani che frequentano gli stadi:
il calcio è sport e vita, non violenza e morte -
sottolinea Lazzarotto - che ora viene ripreso in
questo docu-film. Certo, non cancellerà altre
immagini, quelle impietose di chi ha vissuto
quel dramma che avrebbe dovuto essere una festa
sportiva ed invece, in una manciata di minuti,
si è trasformato in una delle più gravi tragedie
del mondo sportivo. È bene che a raccontarla,
anche dopo tanti anni, siano le voci delle
famiglie degli stessi sfortunati protagonisti o
chi c’era quella sera, nella speranza che il
messaggio contro la violenza sia ancora più
forte".
Fonte:
Corrieredelveneto.corriere.it
©
26 aprile 2022
Fotografia:
Zenith Magazine
©
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