La strage allo
stadio 39 anni fa e sabato Otello
Lorentini sarà nel Giardino dei Giusti.
"L'Heysel è solo morte il calcio
vero è la vita"
Andrea Lorentini: "L'impegno
dell'Associazione: trasmettere
valori sani"
di Francesca Muzzi
AREZZO - 29 maggio 1985 - 29
maggio 2024. 39 anni dopo, 39
come i morti che ci furono
all'Heysel. Anche oggi, come da
39 anni, Arezzo ricorda le sue
due vittime. Roberto Lorentini,
medico di 31 anni e Giuseppina
Conti, studentessa che di anni
ne aveva 17. Pochi, troppo pochi
per morire per una partita di
calcio. Invece è successo. Ma
grazie a chi, dopo quella strage
non si è mai arreso a cercare la
verità, qualcosa è cambiato nel
mondo del pallone. Otello
Lorentini, padre di Roberto che
era con lui all'Heysel, da quel
giorno ha speso la sua vita e se
la possiamo chiamare ricompensa,
questa è arrivata, quando la
Uefa è stata condannata.
Sentenza che ha fatto
giurisprudenza. Sabato 1 giugno,
grazie all'associazione Rondine,
Otello Lorentini, scomparso a
maggio di dieci anni fa, sarà
inserito nel Giardino dei Giusti
dello sport. Oggi invece, come
ogni 29 maggio, da 39 anni, due
famiglie ricordano con più
dolore, quel prima di
Juventus-Liverpool, finale di
Coppa Campioni. Le cariche degli
Hooligans, il muro che si
sbriciolò, i loro cari che
morivano e una partita che poi
venne disputata. Andrea
Lorentini, è il figlio di
Roberto e il nipote di Otello.
E' lui che continua a portare
avanti l'Associazione Familiari
delle Vittime che il nonno aveva
fondato subito dopo la più
grande strage di sport mai
accaduta.
29 maggio com'è questo
giorno ?
Come
ogni anno
- risponde Andrea
Lorentini -
c'è una dimensione
privata e poi l'impegno con
l'associazione. Per quanto
riguarda la parte più privata è
sempre un momento in cui si
prova un'emozione forte nel
ricordare in questo giorno mio
padre, insieme alla mia
famiglia. Per quanto riguarda
invece quelle che sono le
iniziative con l'Associazione,
saremo anche quest'anno, al
Museo del calcio di Coverciano
con il quale abbiamo avviato una
collaborazione ormai da tempo.
Insieme al presidente Matteo
Marani incontreremo una
scolaresca e racconteremo quello
che è stato l'Heysel facendo
memoria proprio al Museo del
calcio, partendo dalla memoria
di un fatto tragico che fa parte
della storia del calcio
italiano. Poi ci sarà tutta
un'altra serie di iniziative in
giro per l'Italia dove altri
associati parteciperanno in
rappresentanza
dell'associazione.
Che cosa ricordi, se
ricordi, di quel 29 maggio 1985
e successivamente che cosa ti
hanno raccontato di tuo padre ?
Di
quel giorno personalmente non
ricordo nulla: avevo appena tre
anni. Di mio padre mi hanno poi
raccontato crescendo, quella che
è stata la sua vicenda il fatto
che lui, in salvo dopo le prime
cariche degli Hooligans inglesi,
aveva scelto di tornare in mezzo
alla calca per cercare di
prestare soccorso, essendo un
medico. Proprio mentre stava
effettuando la respirazione
bocca a bocca ad un bambino che
poi è stato riconosciuto come
Andrea Casula, la vittima più
giovane dell'Heysel, appena 11
anni, è stato nuovamente
travolto pagando con la vita.
Con questo suo gesto di estremo
altruismo sono cresciuto. Per me
lui è un esempio di coraggio e
di eroismo. E' un gesto che mi
sono sempre portato come
esempio, cioè quello di aiutare
il prossimo.
Roberto Lorentini, per
quel suo gesto, pagato con la
vita, è stato insignito della
medaglia d'argento al valore
civile. Oggi, Andrea, ha il
testimone dell'associazione. Che
cosa fate ?
Prima
di tutto portare avanti la
memoria delle 39 vittime
dell'Heysel, perché l'Heysel
sono le 39 vittime e spesso ce
ne dimentichiamo, perché magari
si parla soprattutto della
partita, di Juventus, Liverpool.
Con l'Associazione portiamo
avanti progetti di educazione
civica e sportiva per dare un
senso concreto alla memoria.
Negli anni abbiamo fatto à
iniziative con Federcalcio,
Istituzioni, Coni però la
maggior parte sono con le
scuole, nelle società sportive,
nei licei sportivi proprio per
raccontare ai ragazzi quello che
è stato, ma anche quelli che
sono i valori dello sport e ciò
che di positivo può trasmettere.
E quindi il sacrificio di quei
39 innocenti possa essere una
riflessione per tutti, affinché
non accada mai più, ma
soprattutto questi incontri che
facciamo, devono essere lo
spunto per capire quello che di
positivo lo sport può
trasmettere. Il nostro intento è
quello di cercare di educare le
giovani generazioni ad uno sport
sano e corretto. Al rispetto
verso gli avversari, i tifosi,
l'arbitro.
E' cambiato il calcio da
quel giorno ?
Il
calcio è cambiato non
dimentichiamo che il processo
che è seguito alla strage
dell'Heysel ha fatto
giurisprudenza perché la Uefa è
stata condannata e quindi da
questo punto di vista è
responsabile di eventuali
disordini o incidenti che
accadono all'interno di impianti
sportivi durante manifestazioni
che organizza. Da questo punto
di vista i parametri di
sicurezza sono notevolmente
migliorati, perché uno dei
motivi della strage dell'Heysel
fu la scelta di uno stadio
fatiscente e di un ordine
pubblico totalmente negligente.
Quello che invece fatichiamo a
cambiare è la cultura sportiva.
Lo vediamo anche in Italia a
livello calcistico. Episodi di
violenza dalla serie A fino ai
campionati giovanili. Negli anni
ci sono state anche delle
vittime non nella misura
dell'Heysel, ma ciò non cambia
la sostanza, perché la perdita
di una vita per un evento
sportivo è inaccettabile. Penso
che ancora in Italia ci sia
molto da fare a livello di
cultura sportiva. E lo vediamo
quando ancora negli stadi
italiani in alcuni non in tuffi
si vedono gli striscioni
con il 39. Si dileggiano e si
offendono le vittime dell'Heysel
in nome di una rivalità sportiva
che invece dovrebbe essere solo
sportiva e non trascendere.
Sei tifoso e se sì di
quale squadra ?
Da
bambino ero tifoso dell'Inter,
tifoso moderato. Ovviamente
insieme all'Inter ho sempre
tenuto per l'Arezzo. Poi
iniziando a seguire l'Arezzo per
lavoro, la passione per l'Inter
è un po' sfumata ed è rimasta
quella per l'Arezzo. Oggi il mio
tifo è amaranto, cercando
comunque, professionalmente, di
rimanere più distaccato
possibile.
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