L'albero per Otello Lorentini nella
foresta dei giusti
Giornata intensa che si è aperta
con il Giardino dei
Giusti-Artigiani di Pace,
inaugurato lo scorso anno in
collaborazione con Gariwo la
foresta dei Giusti, dove sono
stati piantati tre nuovi alberi,
uno dei quali dedicato a Otello
Lorentini, che con la sua
determinazione portò in
tribunale i responsabili della
strage dell’Heysel (Bruxelles)
dove il 29 maggio del 1985,
perse il figlio Roberto nel
prepartita della finale di Coppa
dei Campioni tra Juventus e
Liverpool. Da allora e fino alla
sua scomparsa, avvenuta l'11
maggio del 2014, ha sempre
cercato giustizia e mai
vendetta. "Per la famiglia
Lorentini è motivo di grande
orgoglio il fatto che mio nonno
Otello sia stato inserito nel
Giardino dei Giusti a Rondine -
ha detto Andrea Lorentini - E’
stato un uomo che ha mostrato
grande coraggio e determinazione
nel momento in cui ha scelto di
fondare l’Associazione tra i
familiari delle vittime di
l’Heysel dopo la strage nella
quale persero la vita 39 persone
tra le quali il figlio Roberto.
Ha guidato le famiglie delle
vittime italiane nel processo
che ne è seguito riuscendo a far
condannare la Uefa in una
sentenza che ha fatto
giurisprudenza e che ha portato
a migliorare i criteri di
sicurezza negli stadi. Otello
per anni si è impegnato contro
la violenza nello sport cercando
di spiegarne i veri valori, a
partire dal rispetto e dal
fairplay per far sì che la
memoria di quella strage fosse
un seme e non un feticcio. Ha
avuto la capacità di trasformare
il dolore per la perdita di un
figlio in uno strumento di
pace".
Fonte:
Arezzonotizie.it © 1 giugno 2024
Tweet:
Associazionefamiliarivittimeheysel.it
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Durante
Youtopic Fest sono stati piantati tre
nuovi alberi nel Giardino dei
Giusti-Artigiani di Pace, inaugurato lo
scorso anno a Rondine Cittadella della
Pace in collaborazione con Gariwo la
foresta dei Giusti. Uno di questi
dedicato alla memoria dell’aretino
Otello Lorentini, che con la sua
determinazione portò in tribunale i
responsabili della strage dell’Heysel
(Bruxelles) dove il 29 maggio del 1985,
perse il figlio Roberto nel prepartita
della finale di Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool. Da allora e fino
alla sua scomparsa, avvenuta l’11 maggio
del 2014, ha sempre cercato giustizia e
mai vendetta. Alla cerimonia era
presente Gabriele Nissim presidente di
Gariwo la foresta dei Giusti che ha
ribadito l’importanza della memoria per
la costruzione di un futuro di pace.
Fonte:
Intoscana.it © 1 giugno
2024
Video: Teletruria ©
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Perse
il figlio Roberto all'Heysel, fondò
l'associazione familiari vittime
Otello Lorentini sarà
nel Giardino dei Giusti
Cerimonia a Rondine,
Caremani: "Ha cercato giustizia,
mai vendetta"
di Francesca Muzzi
AREZZO
- Nel Giardino dei
Giusti-Artigiani di pace a
Rondine Cittadella della Pace,
dal prossimo 1 giugno, ci sarà
anche una targa con il nome di
Otello Lorentini. Il 29 maggio
del 1985, allo stadio Heysel
perse il figlio Roberto (l'altra
vittima aretina fu Giusy Conti,
aveva 17 anni) in quell'assurdo
e tragico pre-partita finale di
Coppa Campioni tra Juventus e
Liverpool. Da allora e fino alla
sua scomparsa, avvenuta l’11
maggio del 2014, ha sempre
"cercato giustizia e mai
vendetta", dice oggi Francesco
Caremani, giornalista e
scrittore che per la prima volta
fece luce su quanto accadde allo
stadio di Bruxelles grazie al
suo libro Le verità sull'Heysel
pubblicato nel 2003. Oggi, a
quasi 40 anni da quella strage,
il nome di Otello Lorentini sarà
a Rondine in quel giardino
inaugurato lo scorso anno e che
già ospita Mahatma Gandhi,
Nelson Mandela, Simone Veil, Don
Pino Puglisi, Alexander Langer e
Luca Attanasio. Lorentini sarà
tra i Giusti dello Sport. "Mi
piaceva - dice oggi Francesco
Caremani - che anche ad Arezzo,
Otello avesse un riconoscimento
ufficiale come quello che
avverrà a Rondine". "Per ciò che
ha fatto da quel 29 maggio 1985
fino al giorno della sua morte,
è importante che la memoria non
venga mai meno. Che il suo
ricordo sia sempre vivo", dice
ancora Caremani. Fu proprio
Otello Lorentini a chiedergli di
scrivere il libro.
Successivamente ci sono state
altre pubblicazioni e due anni
fa anche una serie in sei
episodi "The Heysel Tragedy" di Jan Verheyen e Jean-Philippe
Leclaire ispirata al libro
"Heysel. La tragedia che la
Juventus ha cercato di
dimenticare" di Jean-Philippe Leclaire, edito in Italia da
Piemme. "Ma se la serie è già
andata in onda in Francia e in
Belgio - sottolinea ancora
Francesco Caremani - ancora non
è stata vista in Italia". Alla
cerimonia di Rondine che sarà
all'interno di YouTopic Fest
2024, ci sarà anche Andrea
Lorentini, figlio di Roberto e
nipote di Otello. Con grande
determinazione e coraggio,
Andrea ha portato avanti
l'associazione che il nonno ha
fondato per i familiari vittime
Heysel. Andrea era poco più che
un bambino quando la furia degli
hooligans privò lui del padre
che, medico e già salvo, tornò
indietro tra la folla urlante e
bisognosa di aiuto per salvare
un bambino. Roberto, per il suo
gesto eroico che pagò con la
vita è stato insignito della
medaglia d'argento alla memoria
al valore civile.
L'intitolazione nel Giardino dei
Giusti avverrà il 1 giugno, tre
giorni dopo l'anniversario -
quest'anno sarà il 39esimo come
39 furono i morti della strage
allo stadio. "E' sempre un
momento di riflessione -
sottolinea Caremani - Otello
però mi e ci ha insegnato a
cercare, negli anni, giustizia e
verità e mai vendetta". C'era
anche lui quel 29 maggio 1985
allo stadio Heysel di Bruxelles,
insieme oltre che a suo figlio
anche a due nipoti, Andrea e
Giovanni. "Un viaggio - scrive
Francesco Caremani - che doveva
essere una festa, la finale del
secolo (come fu ribattezzata
allora) contro il Liverpool che
si trasformò nella tragedia del
secolo e nella definitiva
perdita dell'innocenza del
calcio mondiale. Otello
Lorentini e la sua battaglia
riuscirono a condannare l'Uefa,
un capitano di polizia, pochi
hooligan rintracciati e
risarcimenti, che nessuno ha mai
chiesto. La condanna dell'Uefa,
resa corresponsabile delle
manifestazioni che organizzava e
che organizza, è storica, ha
fatto giurisprudenza e ha
cambiato per sempre il football
europeo, soprattutto le coppe,
esigendo severi requisiti di
sicurezza per gli stadi delle
finali e non solo". "Quando si
parla di Heysel - scrive sempre
Caremani - di giustizia, di
memoria per quella strage non
dobbiamo mai dimenticare che
Otello Lorentini c'è stato prima
di tutti, quando tutti non
c'erano".
Fonte: Corriere di Arezzo © 16 maggio
2024
Video:
Associazionefamiliarivittimeheysel.it
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L'omaggio della Cittadella della Pace
Lorentini e l’impegno per le vittime
dell’Heysel
Otello nel Giardino dei
Giusti di Rondine
Otello Lorentini, padre
di una vittima dell'Heysel, sarà
inserito nel Giardino dei Giusti
a Rondine per il suo impegno
nella ricerca di giustizia. La
sua memoria vive attraverso
l'Associazione che promuove il
rispetto e il fair play.
AREZZO -
Fondatore dell’Associazione tra
i familiari delle vittime di
Bruxelles, si era battuto per
chiedere giustizia per i morti
dell’Heysel. Dieci anni fa è
morto Otello Lorentini, padre di
Roberto una delle vittime della
strage dell’Heysel del 29 maggio
1985. Ora sarà inserito nel
Giardino dei Giusti - Artigiani
di Pace di Gariwo, la foresta
dei Giusti a Rondine Cittadella
della Pace, il prossimo sabato
1° giugno all’interno di
YouTopic. Doveva essere la
finale del secolo, la coppa dei
campioni Juventus contro il
Liverpool, ma si trasformò in
una tragedia. Nel settore Z,
muoiono, schiacciate e soffocate
dalla calca, 39 persone sotto i
colpi degli hooligan inglesi.
Roberto, nonostante la calca e
le cariche degli hooligan del
Liverpool, era salvo. Ma si
lanciò in mezzo all’inferno per
tentare di salvare un bambino
con la respirazione bocca a
bocca. Quel gesto gli è stato
fatale e oggi lo ricorda una
medaglia d’argento al valor
civile. Otello non ha mai potuto
accettare di avere perso l’unico
figlio per una partita di
calcio, così fondò
l’Associazione tra i familiari
delle vittime dell’Heysel per
portare davanti a un giudice i
responsabili della strage. "Ci
ha insegnato l’educazione e uno
stile", ricorda il nipote
Andrea, giornalista de La
Nazione che ne ha raccolto il
testimone della memoria
rifondando nel 2015
l’Associazione fra i familiari
delle vittime dell’Heysel per
diffondere la cultura del
rispetto e del fair play nelle
nuove generazioni. "Non andava
mai fuori dalle righe e sapeva
sempre come comportarsi, anche
quando doveva esprimere un
concetto forte. Ci ha insegnato
il rispetto per gli altri e ci
ha fatto crescere come persone
razionali ed equilibrate".
Fonte: La Nazione.it © 16 maggio 2024
Video:
Teletruria
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SASSAIOLA E RISSA: CAOS SUL TRATTO
ARETINO TRA ATALANTINI E JUVENTINI
Tifosi e violenze in
autostrada
I criminali nella terra
di Otello
di Federico D'Ascoli
Il calcio italiano
continua a essere segnato dalla
violenza degli ultrà, esprimendo
un concetto distorto di
agonismo. Mentre il Paese si
indigna per piccoli episodi, il
vero problema resta l'ombra dei
criminali dietro le sciarpe.
Capitano tutte qui. Nel tratto
aretino dell’A1, 50 chilometri e
spiccioli, prima la morte di
Sandri per mano dell’agente
Spaccarotella, poi gli scontri
tra romanisti e napoletani che
bloccarono il traffico lo scorso
anno, infine la sassaiola tra
atalantini e juventini di ieri.
La violenza degli ultrà esprime
disagio e un concetto distorto
di agonismo a livello
patologico. Il calcio è un
business che vive gestendo
enormi interessi economici ma il
Paese si esalta o si indigna per
una bambina maleducata che dice
"Juve merda" in diretta tv. In
questo clima va ricordato
l’impegno di Otello Lorentini
che sarà inserito nel Giardino
dei Giusti di Rondine. Ma a
quasi 40 anni dall’orrore
dell’Heysel il calcio non si è
liberato dall’abbraccio dei
criminali nascosti dietro una
sciarpa.
Fonte: La Nazione
© 16
maggio 2024
(Testo
©
Fotografia)
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Otello
Lorentini nel Giardino dei Giusti di
Rondine
La cerimonia si terrà
sabato 1 giugno all’interno di
YouTopic Fest 2024
Otello Lorentini sarà inserito
nel Giardino dei Giusti –
Artigiani di Pace di Gariwo, la
foresta dei giusti a Rondine
Cittadella della Pace. La
cerimonia si terrà sabato 1
giugno all’interno di YouTopic
Fest 2024. Otello - morto 10
anni fa, l’11 maggio 2014 - è
stato il padre di Roberto
Lorentini, deceduto nella strage
dell’Heysel il 29 maggio 1985.
Roberto era un giovane medico
tifoso della Juventus. Quella
tragica notte era in salvo,
nonostante la calca e le cariche
degli hooligan del Liverpool, ma
si lanciò in mezzo all’inferno
per tentare di salvare un
connazionale con la respirazione
bocca a bocca, gesto che gli fu
fatale. Otello è stato il
fondatore dell’Associazione tra
le famiglie delle vittime di
Bruxelles battendosi per portare
davanti a un giudice i
responsabili della strage
costata la vita a 39 persone. La
memoria delle vittime continua
grazie anche al suo caparbio e
lodevole operato.
Fonte: Arezzonotizie.it © 15
maggio 2024
(Testo ©
Fotografia)
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OTELLO
LORENTINI (1924 - 2014)
di Francesco Caremani
Fondatore
dell'Associazione tra le
famiglie delle vittime di
Bruxelles, si è battuto per
chiedere giustizia per i morti
dell'Heysel.
Otello
è morto l’11 maggio 2014, di
maggio, come Roberto, il suo
unico figlio deceduto nella
strage dell’Heysel il 29 maggio
1985. Era un giovane e bravo
medico di Arezzo, Roberto,
tifoso della Juventus, era stato
a Basilea nell’84 (quando contro
il Porto i bianconeri
conquistarono la Coppa delle
Coppe) e a Bruxelles ci andò,
come sempre, col padre e i due
cugini, Andrea e Giovanni. Un
viaggio che doveva essere una
festa, la finale del secolo
(come fu ribattezzata allora)
contro il Liverpool che si
trasformò nella tragedia del
secolo e nella definitiva
perdita dell’innocenza del
calcio mondiale. Roberto era
salvo, nonostante la calca e le
cariche degli hooligan del
Liverpool, ma si lanciò in mezzo
all’inferno per tentare di
salvare un connazionale (molto
probabilmente Andrea Casula, 11
anni, la vittima più piccola)
con la respirazione bocca a
bocca, gesto che gli è stato
fatale e oggi lo ricorda una
medaglia d’argento al valor
civile appesa nel salotto di via
Giordano Bruno 51. Otello
Lorentini non poteva accettare
di avere perso l’unico figlio
(assunto dall’ospedale di Arezzo
con lettera datata 29 maggio
1985) per una partita di calcio,
così, su consiglio di un
avvocato, fondò l’Associazione
tra le famiglie delle vittime di
Bruxelles per portare davanti a
un giudice i responsabili della
strage che ha cambiato per
sempre il football. Un processo
lungo, difficile, condotto in
solitudine, quella solitudine
che è durata decenni e che in
parte dura ancora, perché
ricordare l’Heysel dà fastidio a
tanti, ricordare quello che è
accaduto, le colpe, i
comportamenti durante e dopo,
soprattutto dopo, non è cool, in
particolare oggi dove imperversa
il gossip e il patinato, dove si
scrive e si parla sempre meno di
calcio.
Molti,
nel tempo, hanno conosciuto
l’Otello pubblico, ruolo al
quale non si è mai sottratto, ma
pochissimi conoscono l’Otello
privato. Otello è nato a
Laterina, Valdarno aretino, il 6
settembre del 1924, e aveva due
fratelli, morti entrambi
giovani, negli anni Ottanta, uno
abitava a Firenze l’altro a
Roma, dopo essere stato
Ammiraglio della Marina Militare
italiana. Si è diplomato alla
scuola professionale e presto è
entrato a lavorare nelle
ferrovie, per molti anni a
Firenze, come responsabile delle
squadre che si occupavano della
manutenzione dei binari, poi,
prima della pensione, ad Arezzo.
E fu proprio Roberto a
chiedergli di lasciare il lavoro
per occuparsi dei nipoti, Andrea
e Stefano, così lui avrebbe
potuto concentrarsi sul lavoro
in ospedale e Arianna terminare
gli studi di Medicina. Nel 1978,
intanto, era stato nominato
cavaliere del lavoro. Liliana,
invece, era di Arezzo, nata tra
Ceciliano e la Chiassa
Superiore, si sono sposati
all’inizio degli anni Cinquanta
e il 4 aprile del 1954 nacque
Roberto, il loro unico figlio.
Sono riusciti a festeggiare le
nozze d’oro, ma in maniera molto
sobria, come era nel loro stile
e anche perché dopo la tragedia
di Bruxelles Liliana aveva
cancellato le feste dal suo
personale calendario.
Appassionato cacciatore, si
recava spesso in Maremma dove
aveva tanti ex colleghi, oltre
al gruppo di San Leo al quale
nel tempo si è aggregato, amici
suoi e di Roberto. Otello amava
anche il calcio, tifoso della
Fiorentina, nella città di Dante
ha vissuto gli anni più belli di
quella squadra e visto giocare
Julinho, Montuori, Hamrin e più
tardi ancora Antognoni. Ad
Arezzo negli anni Settanta è
stato uno dei dirigenti
dell’Atala, società di calcio
dilettante, fondata tra gli
altri da Franco Galantini, più
tardi dirigente FIGC e
responsabile delle
rappresentative, con quella
Juniores nel 2000 ha vinto la
Coppa Toscana. Non ha mai
lasciato il calcio, nemmeno dopo
avere perso Roberto all’Heysel,
e crescendo i nipoti come un
secondo padre li ha sempre
accompagnati nel loro percorso
sportivo, per entrambi nel Santa
Firmina. Stefano a tredici anni
fece un provino per il Parma,
accompagnato proprio da Otello e
dalla madre Arianna, ma il
ragazzo decise che voleva
rimanere ad Arezzo e non
lasciare gli affetti più cari.
Ed è per amore del calcio e del
figlio che, lui tifoso della
Fiorentina, decide di
accompagnare Roberto e i due
nipoti, Andrea e Giovanni Stazio,
tutti e tre tifosi della
Juventus, a vedere prima la
finale di Basilea, nel 1984, e
l’anno successivo quella di
Coppa dei Campioni contro il
Liverpool. Era un modo per stare
insieme, viaggiare e divertirsi
e mai avrebbe pensato di tornare
da Bruxelles con il suo unico
figlio chiuso dentro una bara,
per una partita di calcio.
"Ci ha
insegnato l’educazione e uno
stile", ricorda il nipote
Andrea, che ne ha raccolto il
testimone della memoria
rifondando nel 2015
l’Associazione fra i familiari
delle vittime dell’Heysel. "Era
molto distinto e preciso, non
andava mai fuori dalle righe e
sapeva sempre come comportarsi,
anche quando doveva esprimere un
concetto forte. Non l’ho mai
visto perdere le staffe o
abbandonarsi ad atteggiamenti
scomposti e volgari. Ci ha
insegnato il rispetto per gli
altri e ci ha fatto crescere
come persone razionali ed
equilibrate. Soleva dire: "I
Lorentini hanno sempre la strada
in salita, l’importante è non
mollare mai, se non molli alla
fine le situazioni si risolvono,
mai demoralizzarsi di fronte
alle prime difficoltà", una
descrizione perfetta se riletta
col senno di poi, nella
battaglia per avere giustizia
prima e memoria dopo. Negli anni
successivi alla strage
dell’Heysel ha fondato il
Comitato Roberto Lorentini –
Giuseppina Conti, attraverso il
quale ha organizzato tornei
sportivi, ma soprattutto
convegni, tavole rotonde e
incontri nelle scuole parlando
di fair play, perché le persone
non dimenticassero quello che
era accaduto a Bruxelles il 29
maggio 1985 e, soprattutto,
perché la memoria diventasse un
seme e non un feticcio. Dalla
fine degli anni Novanta, poi, la
società Santa Firmina ha dato
vita al Memorial Lorentini, in
onore di Roberto. Il 29 maggio
1985 allo stadio Heysel di
Bruxelles, prima della finale di
Coppa dei Campioni
Juventus-Liverpool, sono morte
39 persone. Muoiono nel settore
Z, schiacciate e soffocate dalla
calca, sotto i colpi degli
hooligan inglesi instupiditi
dall’alcool, con la connivenza
decisiva delle autorità belghe,
della polizia locale e
dell’UEFA, incapaci di prevedere
e d’intervenire. C’è stata
giustizia ? Come ha sempre detto
Daniel Vedovatto, l’avvocato
italo belga dei familiari
italiani, in quelle condizioni e
con il diritto che all’epoca
vigeva in Belgio è stato
ottenuto il massimo: condanna
dell’UEFA, di un capitano di
polizia, dei pochi hooligan
rintracciati e risarcimenti, che
nessuno ha mai chiesto. Forse
qualcuno s’è perso, ma la
condanna dell'UEFA, resa
corresponsabile delle
manifestazioni che organizzava e
che organizza, è storica, ha
fatto giurisprudenza e ha
cambiato per sempre il football
europeo, soprattutto le coppe,
esigendo severi requisiti di
sicurezza per gli stadi delle
finali e non solo. Se non ce ne
siamo accorti è perché ce ne
siamo dimenticati, trentacinque
anni sono una vita, un vuoto
incolmabile e recuperare terreno
è quasi impossibile. Resta,
però, la forza di Otello
Lorentini che ha guidato i
familiari delle vittime italiane
contro i migliori avvocati
d’Europa, la forza che l’ha
spinto a citare direttamente
l’UEFA nel processo, dopo che in
primo grado erano stati tutti
assolti, restano i volti, le
immagini, i ricordi, i sogni, i
sorrisi e il terrore di 39
persone che sono morte dentro
uno stadio per vedere una
partita di calcio. Quando si
parla di Heysel, di giustizia,
di memoria per quella strage non
dobbiamo mai dimenticare che
Otello Lorentini c’è stato prima
di tutti, quando tutti non
c’erano. E senza di lui, per
quei 39 morti, per le famiglie
delle 32 vittime italiane, non
ci sarebbe stata né giustizia
né, tantomeno, memoria. Questo è
stato.
Fonte: It.gariwo.net © Francesco
Caremani © maggio 2024
Fotografia: Associazionefamiliarivittimeheysel.it
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