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PROCESSO
HEYSEL
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1988
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1989
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1990
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1991
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1992
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Quella
sciarpa bianconera levata al cielo
di Marco
Ferrari
La tragedia
dell’Heysel nel ricordo di Otello Lorentini,
l'aretino che vi perse il figlio. L’azione per
avere giustizia.
DAL NOSTRO
INVIATO (AREZZO) - Sono le 19.17 del 29 maggio
85. Un uomo solo vaga smarrito e ammutolito nel
campo erboso dello stadio Heysel di Bruxelles.
Agita una sciarpa bianconera. Non certo in segno
di trionfo. La alza in cielo innocentemente.
Quella sciarpa appartiene al figlio. L'aveva
comprata l'anno prima alla finale di Coppa delle
Coppe a Basilea. Quel simbolo di sport e di
vittoria è intriso di sangue ancora caldo.
Otello Lorentini, 63 anni, pensionato aretino,
ricorda a fatica quegli attimi di paura.
"Pensavo che mio figlio Roberto potesse vedere
la sua sciarpa, chiamarmi, dirmi che era ancora
vivo, che aveva superato quell’ondata omicida.
Attesi qualche attimo poi rientrai nella
famigerata curva Z. Frugai tra quei corpi, alzai
cadaveri su cadaveri, mi feci largo tra pozze di
sangue finché non lo vidi. Mi precipitai su di
lui, appoggiai la testa al suo cuore, mi
sembrava che battesse, invece erano le mie
tempie che scoppiavano". Il dramma dell’Heysel
sembra lontano dalla pace della periferia
aretina. Eppure in questa casa moderna e
ordinata dove abita la famiglia Lorentini
alberga ancora l'ombra di una tragedia
impensabile ed inspiegabile. Otello Lorentini,
62 anni, non è un tifoso juventino, forse
neppure uno sportivo. Ha un'aria bonaria e
taciturna frutto di trent’anni di solitario
pendolarismo da Arezzo a Firenze. Ma a Bruxelles
ci era andato volentieri finalmente in pensione,
aveva accettato di accompagnare il figlio
Roberto, 31 anni, medico, e i due nipoti Andrea
e Gianni, cresciuti e vissuti sempre insieme. E’
tornato dal Belgio con un dolore che non si può
rimarginare, una bara con il figlio dentro,
tanti e tanti interrogativi ancora da chiarire.
Adesso Otello Lorentini è presidente
dell'associazione vittime dell'Heysel. Un
compito che non gli restituirà certamente il
figlio Roberto ma che lo aiuterà a capire e far
capire agli altri i meccanismi perversi della
violenza. In questa abitazione aretina - dove
abitano anche la giovane moglie e i due figli di
Roberto - la tragedia belga ha spezzato il sogno
innocente di una famiglia operosa e semplice che
ha fatto del lavoro il simbolo
dell’emancipazione. E’ difficile entrare tra
queste pareti dove si cerca di vivere come se la
morte non avesse mai oltrepassato quel cancello.
Otello Lorentini, la voce flebile, gli occhi
bassi, il volto ancora stanco dalla sofferenza,
parla del dolore come di una situazione emotiva
con la quale bisogna necessariamente vivere.
Eppure l’impegno per tutte le vittime
dell’Heysel (32 italiani più sei di altre
nazionalità) sembra che abbia fatto ritrovare a
quest'uomo la voglia di vivere, nonostante
tutto. "Ho cominciato a luglio dello scorso anno
- racconta Lorentini - a contattare tutte le
famiglie delle vittime. Lo scopo finale è quello
di arrivare al processo penale, a Roma o a
Bruxelles. Una volta individuati i responsabili
- che per me sono le autorità belghe, la polizia
di quello Stato e i dirigenti dell’Uefa, oltre
ai tifosi inglesi, che sono gli esecutori
materiali della strage - in fase civile ogni
associato ha il diritto di fare quello che
vuole". Se il dramma dell'Heysel appare oggi
quasi dimenticato, queste famiglie vogliono
continuare a lottare. Lo hanno ribadito in un
recente convegno romano e lo faranno ancora
stimolando le autorità belghe e italiane a
scavare nella difficile verità. "Ci sono morti
di serie A e di serie B - dice Lorentini -
perché alcune famiglie hanno avuto gli
indennizzi, altri non hanno visto nulla. Il
governo italiano, quello inglese, la Cee e la
Fondazione Agnelli stanno forse facendo della
confusione. Mediamente gli indennizzi sono stati
di 30 milioni. Poi la Croce Rossa ha distribuito
contributi a due o tre famiglie, ma senza
precisi criteri. Morti da dimenticare, morti che
fanno paura. L'inchiesta della Procura di Roma è
giunta al termine, ma si attende un segnale dal
Belgio che però non arriva. "La magistratura
belga - sostiene Lorentini - vuole arrivare in
tribunale, ma sono altre autorità a bloccare
l'inchiesta. In questo caso il dibattimento si
terrà in Italia, anche se rendere esclusiva la
sentenza sarà difficile". Ma questa gente non
riesce certo a dimenticare i suoi morti. "Quei
ragazzi - racconta Lorentini sono arrivati a
casa a pezzi. Hanno eseguito l'autopsia e li
hanno ridotti come bestie. E tutto per stilare
un certificato di morte accidentale. Per questo
il giudice Rossini, che ha seguito l’Inchiesta,
ha preteso una nuova autopsia per stilare un
diverso certificato per morte da schiacciamento,
da soffocamento o addirittura da arma. E i belgi
pretendono di lasciare allo stesso posto o
magari di promuovere il borgomastro di Bruxelles
e il capo della polizia. Lorentini non sa
esattamente quello che è accaduto nei minuti e
nei giorni dopo la strage. "Ricordo solo che
telefonai all'ambasciata e che un funzionario ci
è corso in aiuto all'obitorio. Ancora oggi non
so quanti giorni ho passato nella capitale
belga. Sono rientrato con un volo di tifosi
modenesi che avevano posti disponibili". Da
allora non ha più visto una partita, neppure
alla televisione. Comprende gli sportivi, non ha
nulla contro i tifosi. Forse ad Arezzo
intitoleranno un campo storico al figlio e lui
ci andrà. Spera che un giorno anche una strada
della città si chiami con il nome del figlio.
Non scorderà mai le parole toccanti del sindaco
di Arezzo ai funerali, quando disse che la città
si sentiva più vuota. "Del calcio mi è rimasta
la rabbia di vedere la gente gioire per una
coppa che grondava sangue. Non si doveva
esultare in quel modo. Posso accettare - dice
Lorentini - che la partita sia stata eseguita
per evitare il peggio, ma i giocatori dovevano
correre subito negli spogliatoi, non fare
neppure la doccia e venire via. Quello non
glielo posso perdonare". Come potrà mai far
capire ai giocatori di oggi e a quelli di domani
il suo dramma, il dramma di tante famiglie,
l’orrendo destino di un uomo che parte con la
gioia e torna con il dolore ? Otello Lorentini
non lo sa proprio. Ma non perde la fiducia e
continua a farmi scorrere davanti l’elenco delle
adesioni al convegno romano delle Associazione
vittime dell’Heysel come se una firma o un
telegramma potessero in qualche modo legittimare
il suo sforzo, la sua opera di verità, la sua
irrinunciabile fede verso una giustizia che pure
tarda a farsi largo. Quel figlio, quell’unico
figlio se lo sono portati via, ma non gli hanno
certo portato via la sua giustezza morale.
Quello stesso giorno il postino bussò alla porta
dei Lorentini. Li consegnò una lettera di
assunzione del figlio presso l’ospedale di
Arezzo. Una lettera che Roberto attendeva da
mesi e che non ha mai letto. Lo stesso postino
ha suonato ancora, qualche mese dopo ha
consegnato a Lorentini la medaglia d’argento al
valore civile assegnata alla memoria del figlio
Roberto tra la folla spaventata del settore Z
mentre cercava di proteggere e salvare un
bambino. Una canzone di Fabrizio De André recita
di una donna che aspettava un soldato vivo e si
ritrova un eroe morto, una medaglia accanto al
letto. La guerra à finita, ma la violenza e il
dolore continuano. Che civiltà stiamo costruendo
? Neppure un uomo saggio e semplice come
Lorentini sa rispondere.
Fonte:
L’Unità
©
8 gennaio
1987
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Londra, il
processo per l’Heysel. Ventisei imputati per un
massacro
Quella
sporca notte di gloria
di Alfio
Bernabei
In aula
deliranti ricostruzioni dell'eccidio di
Bruxelles. I "marines", le Falkland e quegli
"italiani bastardi".
LONDRA -
Sono udienze lente e meticolose quelle dell’aula
numero 4 presso la Corte di Highbury Corner, un
distretto nel contro di Londra. Si comincia
sempre allo stesso modo: ore 10.30, la presenza
degli imputati, magistrato e avvocati, un
videoregistratore e tre monitor. Tocca decidere
quanti dei 26 imputati potranno essere estradati
in Belgio per rispondere della carneficina
dell’Heysel. Ieri, l'esame dei verbali di
Anthony Hogan, 23 anni di Liverpool, ha preso
tutta la giornata. L'avvocato Michael Sherrard
che richiede l'estradizione per conto del
governo belga ha letto le deposizioni raccolte
dalla polizia inglese quando nel giugno dell’85,
ha interrogato II giovane. Era uno di quelli che
hanno resistito fino alla fine, con dozzine di
"non so". Chi era a capo della carica ? Non so.
Perché hai cominciato ? Non so. Hai tirato
qualcosa, cos'era ? Non so. La polizia trae la
foto 1 poi la 2 e la 3 e gli fa vedere tre
riprese da un video. Comincia a parlare:
"Eravamo arrabbiati perché la polizia ci aveva
preso le bandiere. Gli italiani comunque non
erano angeli. Sì, raccolgo da terra qualcosa, ma
sono dei biglietti che cercavo per souvenir".
Nell'aula del tribunale il video si ferma sul
fotogramma 063453, il momento che lo identifica.
Si fa riferimento alla foto pubblicata da Stern.
Il verbale continua: "Guarda, gli italiani si
stanno ritirando perché hanno paura. Adesso stai
caricando mentre gli italiani sono schiacciati.
Sei tu ?". "Ok, sono io". E la giustificazione:
"Volevo solo fare un giro, dare un'occhiata a
quello che succedeva, ero ubriaco". I 26
ascoltano, ammiccano, alcuni hanno l'aria
preoccupata, altri ridono. Ce ne sono molti con
magliette a maniche corte, si ha l'impressione
di osservare una squadra di marines in abiti
civili. Si voltano tutti quando riaccendono i
monitor lasciando passare due fotogrammi alla
volta. Puntano col dito. Si ripensa per un
istante a una frase del verbale di Hogan "Era
eccitante". E’ dal 3 febbraio che si va avanti
così, ascoltando deposizioni che hanno
finalmente distinto e articolato fatti e nazioni
dietro la massa di corpi che si muovevano
davanti alle telecamere. Sono state foto e
filmati a permettere di identificare gli inglesi
e a convincerli a parlare. A confronto con il
clamore di quei giorni, queste udienze sono
sorprendenti per lo scarso interesse che
sollevano nei media inglesi, quasi silenzio
completo alla radio", brevi e infrequenti
resoconti sui giornali. Una mezza dozzina di
reporter presenti: o solamente due, incluso il
sottoscritto, nel caso dell'udienza di ieri. È
stato l'avvocato Michael Sherrard, Il 3
febbraio, ad avviare la richiesta di
estradizione per un fatto definito "collective
hooliganismi", vandalismo collettivo, perpetrato
da tifosi che si sono resi responsabili della
morte di 39 persone. "Le vittime", ha detto il
magistrato, "furono schiacciate contro un
angolo, caddero o furono calpestate, morirono
per soffocamento. Incluso un bambino di 10 anni.
Non voglio dire che gli imputati intendessero
causare dei morti. Non di meno il governo belga
ritiene che ognuna di queste persone abbia
responsabilità penali per le morti
sopravvenute". L’età media degli imputati si
aggira sui 22 anni. Vengono in maggioranza dal
nord, Liverpool, Merseyside. Ma ce ne sono anche
di Londra e dintorni. Che cosa li ha portati
alla violenza di Heysel ? Terry Wilson e Steve
McDonald avevano dei berretti della Juventus in
testa come trofeo ed erano ancora boriosi e
contenti quando hanno parlato a due giornalisti
che hanno deposto in questi giorni. Secondo
McDonald, gli italiani tiravano bottiglie e
molti avevano lunghi coltelli. "Sapevamo che ci
sarebbero stati degli incidenti perché capitano
sempre durante grandi partite". E Wilson: "Non
ci siamo accorti che c’erano dei morti, dapprima
non ci abbiamo creduto quando ce l'hanno detto.
Mi dispiace di quanto è avvenuto, ma sono ancora
orgoglioso di ciò che abbiamo fatto. Ha aggiunto
che nel mercato della frutta di Manchester dove
lavorava era apparsa la scritta "Liverpool 0
Juventus 39". Entrambi erano d’accordo che
quella di Heysel era stata una "notte di
gloria". Perché "una notte di gloria" ? Heysel
era solo uno stadio, niente missili, navi in
fiamme. E invece, gente massacrata con
l'applauso della maggioranza degli inglesi. Nei
giorni successivi alla tragedia, però, gli
osservatori più attenti e alcuni intellettuali
inglesi hanno immediatamente rilevato il
rapporto tra i marines che erano stati visti tre
anni prima, nel maggio '82 sui teleschermi
durante il conflitto Falkland Malvinas, e
l’orrendo episodio belga. I giornali avevano
stampato "gloria" a caratteri di scatola perfino
sotto la foto di una nave inglese devastata
dalle fiamme. E lo stadio era il posto adatto
per usare il termine "Gotcha", glorificato
durante il conflitto con gli argentini e che
significa nello slang militaresco "Ti ho preso".
La Thatcher alzando la bandiera, aveva detto
alla televisione: "Dopo essermi occupata per
tanto tempo con le solite cose… E’ eccitante
trovarmi con una vera crisi fra le mani".
Checché se ne dica, non è possibile isolare
l’Heysel dal tipo di patriottismo elevato alla
massima pazza potenza dalla "gloria del fuoco,
dei missili e primi ministri eccitati dalla
guerra. Questi tifosi inglesi (che molto prima
di Heysel avevano devastato, senza far morti,
una cittadina vicino a Londra, Luton) una volta
all'estero a confronto dei "latini" potevano
solamente attingere energia dai folgoranti
esempi di gloria che avevano irradiato i loro
teleschermi e accontentato vasta parte della
popolazione. La scritta "Liverpool 0 Juventus
39" che decorava come una bandiera il mercato di
Manchester non era un'espressione da tifosi, ma
da dogs of war, cani da guerra. C’è stato chi
tornato sobrio, ha riflettuto sugli avvenimenti
con disgusto e rimorso. James Wallace, che ha
perfino pensato di farsi prete, o Kevin Hughes,
"fu una cosa stupida, mi dispiace". Ma impera
ancora il dubbio della vittoria, Alan Woodray:
"Quando cedette la rete e noi la traversammo,
gli italiani furono presi dal panico e si
raggrupparono. Suppongo che la nostra carica
abbia contribuito a spaventarli, gli italiani ci
avevano visto andare verso di loro e si erano
impauriti perché si erano trovati davanti a dei
tipi "psycho"". Essere "psycho", in slang,
significa andare ben oltre Hitchcock. I
personaggi dei cosiddetti film nasties per
esempio sono definiti psycho". "Ho visto uno
comportarsi da animale", ha detto nella sua
deposizione un autista belga. E l’avvocato
Sherrard ha aggiunto che uno degli imputati ha
potuto essere riconosciuto grazie al fatto che
si era vestito da Superman. E ancora, al dì là
delle Falkland, dell'orrore e della fantascienza
d'ordine astratto o individuale, c'è di reale,
connesso in qualche modo a questo disastro
umano, quel fenomeno di progressivo
deterioramento politico-culturale che devasta il
paese, forse causa prima dell’impotenza
degenerante in estrema violenza. E il fenomeno
forse non si limita solo a questa categoria. Non
è fuori posto rammentare che non lontano da
Londra, proprio questo fine settimana, si è
svolto il congresso dei giovani conservatori. I
militanti più accesi hanno caldeggiato la
reintroduzione della pena di morte nel prossimo
manifesto politico del governo in carica. Questi
giovani non avevano neanche lontanamente per la
testa i loro conterranei che si sono cimentati
in Belgio e nessuno di loro ha probabilmente
prestato la minima alienazione all'imbarazzante
spettacolo di queste udienze. I loro veri nemici
hanno un colore ben noto che qui non vale
neppure la pena di ripetere. Mai al termine
della conferenza si sono messi a cantare, come
in uno stadio, lo slogan "string’em up,
string'em up !" che significa, gioiosamente dal
loro punto di vista, "leghiamoli al capestro".
Fonte: L’Unità
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12 Febbraio
1987
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Prima
importante sentenza in Inghilterra per la strage
nello stadio
Heysel,
processo
di Alfio
Bernabei
Il giudice
dice sì all’estradizione, poi mette in libertà i
26 imputati.
NOSTRO
SERVIZIO (LONDRA) - I ventisei tifosi del
Liverpool accusati di omicidio in seguito alla
morte di trentanove persone nello stadio di
Heysel nel maggio del 1965 prima della finale di
Coppa del campioni tra la Juve e la squadra
inglese, sono da ieri sera in libertà
provvisoria dietro cauzione dopo che un giudice
dell'Alta Corte aveva deciso di concedere
l'estradizione per il processo in Belgio.
Accettando poi l’appello degli avvocati
difensori che intendono impedire l'estradizione
per il processo in Belgio ha concesso ai
ventisei imputati la libertà provvisoria. Dopo
venti lentissime udienze nella piccola aula
numero 4 presso la Corte di Highbury Corner, un
distretto vicino ai centro, la giornata di ieri
si è improvvisamente movimentata con un
drammatico susseguirsi di avvenimenti. Alle 11
di mattina il magistrato David Hopkin ha
concluso che esisteva sufficiente evidenza
contro tutti i ventisei tifosi presenti in aula
circa la loro partecipazione "alla carica, al
lancio di oggetti e agli scontri". "Tali azioni
illegali" ha aggiunto "sono continuate per
quindici minuti e hanno costituito parte
dell’azione concertata contro i tifosi
italiani". Il magistrato ha dichiarato che
venticinque tifosi si sono riconosciuti presenti
agli avvenimenti durante gli interrogatori della
polizia inglese iniziati subito dopo la
tragedia. Uno è stato identificato attraverso
una ripresa video. Nel corso delle udienze i
nastri delle registrazioni sono passati e
ripassati davanti ai ventisei tifosi seduti
proprio come una squadra lungo tre file di
panche alla sinistra del magistrato Hopkin.
Avevano un monitor per conto loro e due monitor
erano piazzati davanti agli avvocati e ai
testimoni. Immediatamente dopo il verdetto del
magistrato che per legge doveva comunque
aspettare il responso del ministro dell’interno
Douglas Hurd prima di avviare l’estradizione
richiesta dall’avvocato rappresentante il
governo belga Michael Sherrard, i difensori dei
ventisei tifosi hanno presentato due appelli
all’Alta Corte, uno per ottenere la cauzione e
l’altro per impedire l’estradizione. Alle due
del pomeriggio la richiesta è stata ascoltata
alla Alta Corte. Il giudice Simon Brown ha
impiegato poco più di dieci minuti a decidere
che i ventisei tifosi dovevano essere rilasciati
dietro cauzione. Dovranno riapparire in
tribunale fra un mese quando gli avvocati
difensori presenteranno le loro tesi nel
tentativo di cambiare il verdetto del magistrato
e impedire l’estradizione in Belgio dei giovani.
La notizia è stata accolta con moderata
soddisfazione dall’Associazione fra le famiglie
delle vittime di Bruxelles: "è una soddisfazione
- ha detto Otello Lorentini, padre di una delle
vittime - permeata dal nostro desiderio di
giustizia e di preservare in futuro lo sport da
qualsiasi violenza". L'estradizione dei 26
tifosi del Liverpool da processare in Belgio
"potrà certamente contribuire in qualche modo
alla riammissione delle squadre inglesi in
Europa" dopo la squalifica a tempo indeterminato
decisa dall’Uefa che mise fuori dal giro
internazionale le squadre inglesi di società
dalle coppe europee di calcio. Secondo Hans
Bangerter, segretario generale dell’Uefa
intervistato telefonicamente nel suo ufficio a
Berna dopo la decisione della magistratura
britannica, si tratta di "un passo positivo"
anche se si è dichiarato "molto scettico" sulla
possibilità di un ritiro a breve termine della
squalifica: "non sono certo in grado di dire
quando potrà accadere". "Erano mesi - ha
proseguito Bangerter - che il magistrato belga
incaricato dell’inchiesta stava aspettando di
potere concludere il suo lavoro. Spero adesso
che il ministro degli interni britannico si
atterrà alla raccomandazione della magistratura
ed estraderà questa gente perché la si possa
processare davanti alle autorità competenti in
Belgio". A livello sportivo di sicuro l’Uefa
esaminerà la nuova situazione nella riunione
dell’esecutivo in programma il 10 marzo. A
questa sarà presente un inviato della
Federcalcio inglese che potrà esporre il suo
punto di vista anche se non avrà la possibilità
di ottenere risultati immediati.
Fonte: L’Unità
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4 marzo 1987
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Heysel, nessuna estradizione
di Alfio
Bernabei
NOSTRO
SERVIZIO (LONDRA) - Sono tutti in libertà e non
saranno estradati i 26 tifosi del Liverpool che
si resero responsabili del massacro di 39
persone nello stadio di Heysel nel maggio del
1985 prima della finale di Coppa del Campioni
tra la Juventus e la squadra inglese del
Liverpool. Il 3 marzo scorso un magistrato della
corte di Highbury Corner, David Hopkin, dopo
venti udienze durante le quali erano state lette
le deposizioni che i 26 avevano rilasciato alla
polizia, aveva concluso che esisteva sufficiente
"evidenza" per imputarli di omicidio e aveva
ordinato la loro estradizione per essere
sottoposti al processo in Belgio, come richiesto
dalle autorità di quel paese. I 26 tifosi,
presenti alle udienze, si erano riconosciuti
nelle immagini proiettate dalla tv e nelle foto.
Subito gli avvocati difensori presentarono
appello all'Alta corte per impedire
l’estradizione dei loro clienti. Ieri mattina un
inatteso colpo di scena. Il giudice Watkins,
dell’Alta corte di Londra, ha annullato la
sentenza del magistrato Hopkin. II blocco
all'estradizione ridà così la completa libertà
ai responsabili della strage. Alla base di
quest’ultimo verdetto un semplice cavillo
procedurale. I verbali degli interrogatori dei
26 tifosi, condotti dalla polizia inglese, non
furono presentati al magistrato entro i limiti
di tempo necessari e nella forma richiesta dalla
legge (mancava un timbro). Secondo uno degli
avvocati difensori, il verdetto pronunciato ieri
era scontato in quanto "l'evidenza", cioè le
prove, non era stata presentata entro i due mesi
dall’arresto dei tifosi. Il punto in questione
era però già emerso durante il processo e al
momento della sentenza, ma era stato ignorato
con il risultato che si è finito per dar vita ad
una costosa sciarada (20 udienze con un costo
che si aggira sulle 500 mila sterline). Inoltre
ieri si è fatto notare che nel trattato di
estradizione del 1901 fra Inghilterra e Belgio,
è detto che l'Inghilterra "può" consentire
all'estradizione di cittadini britannici, ma che
ciò non significa in alcun modo che "deve" farlo
tramutandolo in "obbligo". Il giudice Watkins,
dal canto suo, è rimasto costernato, per questa
decisione che legalmente è stato costretto a
prendere. "Il no all'estradizione - ha detto -
lo considero una jattura. Ma non potevo fare
altro, colpevoli le autorità che non hanno
rispettato le procedure relative alla legge
sull'estradizione. Comunque l’avvocato Michael
Sherrard, che ha rappresentato il governo di
Bruxelles nel corso delle udienze, ha dichiarato
di aver seguito le vie normali, e come la
gravità del caso gli abbia fatto pensare che la
questione inerente la presentazione dei verbali
entro certi limiti canonici di tempo finisse per
passare in seconda linea. Il giudice Watkins ha
poi tenuto a precisare che le prove raccolte
erano sufficienti per permettere l'estradizione
del tifosi in Belgio e per processarli per
omicidio. "I tifosi del Liverpool - ha detto
Watkins - hanno buttato giù le transenne e hanno
minacciato gli italiani. Hanno lanciato oggetti
e si sono resi responsabili di una delle
peggiori tragedie mai avvenute in una
competizione sportiva". I 26 tifosi sono così da
ieri nuovamente in libertà grazie a queste
incredibili motivazioni tecniche piuttosto che
di sostanza. "Continueremo i nostri sforzi per
ottenere l’estradizione", ha detto l'avv.
Michael Sherrard che rappresenta il governo
belga. E che si voglia fare presto lo
testimoniano le notizie che sono rimbalzate da
Bruxelles. Il portavoce del ministro della
Giustizia belga e vicepremier, Jean Gol, ha
infatti dichiarato: "Abbiamo due possibilità,
fare appello alla Camera dei Lords, o
ricominciare da capo davanti a una Corte analoga
a quella che aveva concesso l'estradizione in
prima istanza". Tutto lascia pensare che il
governo belga sceglierà la seconda strada,
proprio perché più rapida. Comunque una
decisione è attesa tra oggi e domani. Ironia
della sorte il verdetto di ieri è venuto dopo un
nuovo fine settimana di violenza negli stadi
inglesi, con incidenti anche alla stazione
ferroviaria londinese di King’s Cross. Sono
echeggiati di nuovo slogan razzisti contro i
neri, gli ebrei, i
pakistani.
Fonte: L’Unità
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14 aprile
1987
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Partiti
dalla Procura di Roma contro gli "hooligans"
Ventisei
ordini di cattura per la tragedia di Heysel
di Cesare
Martinetti
Durante la
partita con la Juventus i tifosi del Liverpool
causarono la morte di 39 italiani.
ROMA -
Ventitré mesi dopo la strage dello stadio Heysel
sono partiti gli ordini di cattura per omicidio
contro gli hooligans inglesi responsabili di
quel massacro. Li ha firmati ieri mattina il
sostituto procuratore di Roma Alfredo Rossini
che da quasi due anni indaga sulla morte dei 39
italiani nella curva "Z" dello stadio di
Bruxelles poche ore prima della finale di Coppa
Campioni Juventus-Liverpool. Il magistrato ha
deciso dopo aver avuto conferma dall'ambasciata
inglese che l'Alta Corte britannica aveva
respinto per vizio di forma la richiesta di
estradizione degli hooligans avanzata dai
magistrati belgi. L'iniziativa della Procura di
Roma non porterà in carcere i ventisei inglesi
accusati (sono tutti in libertà provvisoria), ma
ha il senso di una provocazione per muovere
l'inchiesta e consentire di arrivare nel più
breve tempo possibile al processo contro i
tifosi del Liverpool. Per ora l'Italia non ha
ancora avanzato a sua volta richiesta di
estradizione per i 26. Forse lo farà, forse no.
Dipende da come si metteranno le cose dopo
questo ennesimo rinvio dovuto al rifiuto di
estradizione opposto dagli inglesi ai belgi. Il
sostituto procuratore Rossini non ha voluto
commentare la sua decisione, ma ha fatto capire
che la Procura romana dopo aver contribuito in
modo determinante all'inchiesta dei magistrati
belgi, non vuole rimanere solo a guardare e
intende spingere sull'acceleratore perché si
faccia il processo ai responsabili della strage
nel più breve tempo possibile. Sia pure dando
credito a tutte le cortesie formali con cui
l'Alta Corte britannica si è rammaricata per la
mancata estradizione dei ventisei, "il nuovo"
contrattempo è stato interpretato a Roma come
una zeppa al processo. L'inchiesta italiana
sull'Heysel venne aperta il giorno dopo la
strage. La magistratura era nel suo, pieno
diritto di indagine perché vittime del reato
compiuto in terra straniera erano 39 cittadini
italiani. Ci fu un lungo lavoro di raccolta di
testimonianze dei sopravvissuti che la Procura
romana inviò sia ai magistrati belgi che
all'autorità di polizia di Liverpool, incaricata
di individuare gli hooligans responsabili
dell'assalto assassino alla curva degli
italiani. Grazie a questo lavoro furono
individuati i 26 giovani inglesi che con furia e
determinazione travolsero la debole recinzione
che li divideva dagli italiani, spingendo e
soffocando contro le transenne del vecchio
stadio della capitale belga i trentanove tifosi
juventini. I ventisei inglesi furono
riconosciuti dopo che dalla polizia di Liverpool
arrivarono le immagini di un centinaio di
hooligans tratte da filmati e ingrandimenti che
erano stati anche pubblicati con evidenza sulle
prime pagine dei giornali popolari inglesi dopo
la grande emozione di quella tragedia. Le
immagini, inviate dalla polizia britannica ai
magistrati belgi, furono girate da questi al
giudice italiano che le mostrò alle decine di
testimoni italiani. Da queste testimonianze sono
venuti fuori i nomi dei ventisei accusati.
Perché finora la magistratura italiana non ha
avanzato richiesta di estradizione per i
ventisei ? Alla Procura di Roma si fa capire che
era stata scelta la via di accettare un processo
per così dire in "campo neutro", e cioè in
Belgio dove il giudizio sarebbe stato completo,
non solo a carico degli hooligan, ma anche dei
responsabili delle mancate misure di sicurezza
allo stadio, che non sarebbe stato invece
possibile in Italia. E così la magistratura
romana ha deciso di contribuire all'istruzione
del procedimento, riservandosi eventualmente di
aprire un autonomo processo contro gli inglesi
se le conclusioni di quello belga non fossero
state "soddisfacenti" per le parti civili. La
decisione dell'Alta Corte britannica ha
modificato la strategia del magistrato
l'italiano. I giudici inglesi ("Con estremo
rincrescimento, considerate le orribili
circostanze del caso) hanno respinto la
richiesta di estradizione su ricorso dei
difensori degli hooligans: alla istanza belga
mancava un timbro. Un mese fa il tribunale di
Londra aveva invece accolto la richiesta e
ordinato l'immediato arresto dei ventisei. Ma
anche questa decisione è stata riformata
dall'Alta Corte che ha concesso a tutti la
libertà provvisoria. Ora si attende una nuova
mossa del governo belga che ha dichiarato di
voler proseguire la battaglia legale per
l'estradizione.
Fonte: La
Stampa
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15 aprile
1987
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I Lord mandano in carcere i
teppisti del Liverpool
Strage di
Heysel, 24 arresti
LONDRA -
Sono tutti in carcere da ieri (tranne due per
ora irreperibili) i 26 tifosi inglesi accusati
di omicidio colposo per la strage dello stadio
Heysel a Bruxelles. La Camera dei Lord, ultima
istanza della giustizia britannica, ha deciso di
non rinnovare la libertà condizionata ai 26
imputati, che stanno cercando di non farsi
estradare in Belgio dove potrebbero essere
condannati fino a 15 anni di carcere. In aprile
l'Alta Corte britannica aveva annullato, per una
irregolarità di procedura, la decisione presa da
un giudice di estradare gli imputati in Belgio.
Il governo di Bruxelles si è appellato alla
Camera dei Lord che dovrà prendere la decisione
definitiva entro poche settimane. Nel frattempo
i 26 tifosi dovranno attendere il loro destino
in prigione. Ieri sono stati in 23 a perdere la
libertà. Un altro si trovava già in prigione per
altri reati mentre altri due imputati non si
sono presentati: uno è in vacanza e l'altro è
scomparso. Negli incidenti del 29 maggio 1985
allo stadio Heysel prima della finale di Coppa
dei Campioni Juventus-Liverpool morirono 39
persone, in gran parte italiani. (Ansa)
Fonte:
La
Stampa
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1 luglio
1987
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I Lord:
"Estradate gli ultrà di Heysel"
Processo in
Belgio per i 26 hooligans
LONDRA -
Saranno processati in Belgio i 26 tifosi del
Liverpool accusati di aver innescato gli
incidenti che provocarono il 29 maggio 1985 la
tragedia dello stadio Heysel. Cinque giudici dei
Lord, massima istanza giudiziaria del Regno
Unito, hanno concesso ieri al governo belga
l'estradizione dei 26 tifosi accusati di
"omicidio colposo". L'estradizione era stata
autorizzata in prima istanza, ma annullata dalla
Corte superiore per un cavillo legale (la
mancanza di un timbro). I magistrati hanno
interpretato in modo meno restrittivo le norme
del trattato di estradizione tra i due Paesi. I
26 tifosi, che si trovano in prigione dal 30
giugno, rischiano condanne fino a 15 anni. Gli
incidenti avvenuti sulle tribune dello stadio
prima della finale di Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool provocarono la morte di 39
persone (32 erano italiani). La sentenza parla
di "tragici e terribili" eventi. "Poco prima del
match i tifosi inglesi, molti ubriachi,
cominciarono a scatenarsi in azioni violente,
abbattendo recinzioni, travolgendo la polizia ed
avanzando minacciosamente verso gli italiani.
Centinaia di persone, tra cui donne e bambini,
furono ferite finendo calpestate, e 39 morirono.
I 28 tifosi sono stati identificati dalla
polizia inglese sulla base dei filmati
televisivi e delle foto scattate durante gli
incidenti. (Ansa)
Fonte: La
Stampa
© 14 luglio
1987
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Processo
agli hooligans
BRUXELLES -
Saranno processati in Belgio i 26 tifosi del
Liverpool, accusati di aver provocato gli
incidenti che il 29 maggio 1985 provocarono la
tragedia dello stadio Heysel. "Poco prima del
match i tifosi inglesi, molto ubriachi,
cominciarono a scatenarsi in azioni violente,
abbattendo recinzioni, travolgendo la polizia ed
avanzando minacciosamente verso gli italiani.
Centinaia di persone, tra cui donne e bambini,
furono ferite finendo calpestate e altre 39
morirono". Con queste parole e con questa
sentenza i giudici dei Lords, il massimo organo
giudiziario del Regno Unito, ha concesso ieri
l'estradizione dei 26 hooligans accusati di
"omicidio colposo". I 26 tifosi, che si trovano
in prigione dal 30 giugno e a cui non è stata
concessa la libertà provvisoria, rischiano
condanne fino a 15 anni di carcere. La loro
ultima speranza di evitare l'estradizione è un
appello al ministro dell'Interno, Douglas Hurd,
che ha l'ultima parola in materia. Ma il governo
britannico ha già fatto sapere che intende dare
la "massima collaborazione" al governo di
Bruxelles, anche se la corte di Londra aveva
negato una prima richiesta di estradizione per
vizio di forma (mancava un timbro). Del resto di
dubbi ce ne sono pochi. I tifosi sono stati
identificati dalla polizia inglese sulla base
dei filmati televisivi e delle foto scattate
durante gli incidenti. Inoltre c'è la
documentazione di Scotland Yard, lunga 1500
pagine, che porta le testimonianze di 75
testimoni britannici. La notizia è stata accolta
con molta soddisfazione negli ambienti
giudiziari di Bruxelles, anche perché il
ministro della Giustizia, Jean Gol, si è sempre
mostrato molto deciso nell'avviare nuovamente la
procedura di estradizione dell'aprile scorso. Lo
stesso ministro ha tenuto ieri pomeriggio una
conferenza stampa e ha spiegato che i 26
hooligans appena arriveranno in Belgio saranno
rinchiusi nella prigione di Louvain, vicino a
Bruxelles. "Non risiedendo nel nostro
territorio, nulla vieterebbe loro di fuggire" ha
aggiunto Gol. Davanti all'insistenza con cui i
giornalisti britannici gli hanno chiesto
garanzie sulla rapidità e sull'equità del
processo, Gol, irritato, ha dichiarato: "Le
vostre domande mi fanno trasecolare. Noi non
avevamo chiesto a questa gente di venire qui a
commettere crimini. Noi siamo un paese civile,
la nostra giustizia è almeno al medesimo livello
di quella degli altri paesi europei". Secondo
gli esperti la preparazione del processo
richiederà varie settimane. "Gli inglesi
estradati resteranno in carcere fino alla
sentenza" ha precisato Gol. I dossier delle
parti civili sono centinaia, chi fu ferito o chi
ebbe parenti uccisi in quella che doveva essere
soltanto una partita di calcio continua a
chiedere giustizia. Gol ha aggiunto che i 26
tifosi potranno ricorrere ad avvocati del loro
paese e che avranno a disposizione degli
interpreti. Sul banco degli imputati insieme a
loro ci saranno anche il segretario della
Federcalcio belga, François Roosens e due
ufficiali della gendarmeria incolpati di
omicidio volontario e in libertà provvisoria.
Sono quattro le imputazioni di cui i tifosi
arrestati dovranno rispondere ha sottolineato
Gol: omicidio colposo, gravi mutilazioni e
lesioni permanenti, lesioni non permanenti ed
aggressione con percorse. Viene riconosciuta
agli imputati l'assenza di volontà di uccidere,
per cui ha detto il ministro, il verdetto non
sarà affidato ad una giuria popolare, ma a tre
giudici di carriera, il che comporterà pene meno
pesanti.
Fonte: La
Repubblica ©
14 luglio
1987
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Londra
estrada in Belgio i teppisti dell'Heysel
LONDRA - Il
ministro degli Interni del Regno Unito Douglas
Hurd ha firmato gli ordini di estradizione di 26
tifosi del Liverpool richiesti dal Belgio perché
accusati di avere partecipato alla strage
dell'Heysel, dove trentanove persone, (32 gli
italiani), persero la vita nei tragici incidenti
che si verificarono poco prima della finale di
Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool.
"Era inevitabile" - ha commentato il difensore
di 11 dei tifosi - secondo il quale il processo
si sarebbe dovuto svolgere in Inghilterra -
rivelando di avere ricevuto una telefonata dal
Ministero degli Interni nella quale gli è stata
confermata la decisione del ministro. L'accusa è
di omicidio preterintenzionale. "Sono furioso
per il fatto che gli accusati siano già stati
definiti hooligans britannici", è stata la
reazione del difensore, che ha aggiunto: "Si
tratta di semplici imputati". L'annuncio
dall'Inghilterra ha causato non poco imbarazzo a
Bruxelles. Il ministero della Giustizia belga
non ha finora ricevuto nessuna notifica
ufficiale circa la decisione del ministero della
Giustizia inglese. Una precisazione del
ministro, diffusa ieri sera e ribadita questa
mattina, fa seguito a un annuncio, fatto ieri da
responsabili della polizia giudiziaria belga,
secondo cui l'estradizione dei tifosi sarebbe
ormai certa per la notte tra martedì e mercoledì
prossimi. Intanto, la stampa belga conferma
l'esistenza di un "piano di battaglia"
predisposto dalle autorità politiche e
giudiziarie britanniche e belghe, in vista
dell'estradizione degli "hooligans", che il
ministro della Giustizia di Londra deve avallare
entro il 13 settembre. Secondo il giornale belga
"Le soir", il ministro britannico ha già
informato le autorità belghe della propria
intenzione di autorizzare l'estradizione. Il
ministro potrebbe anzi rendere pubblica la
propria decisione oggi stesso.
Fonte: Stampa Sera
©
2 settembre
1987
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Hooligans, presto a Bruxelles
La tragedia
dell'Heysel all'ultimo atto. L'estradizione è
prevista per l'8 settembre: i presunti colpevoli
nel carcere di Lovanio prima del processo.
DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE (BRUXELLES) - La notizia è stata
data dalla polizia giudiziaria belga, che non ne
era autorizzata, e l'imbarazzo sfoggiato dal
ministero della Giustizia, in attesa che da
Londra venisse la comunicazione ufficiale, è
servito soltanto a sottolineare l'imminenza
della svolta decisiva nella tragica vicenda
dell'Heysel. Nella notte fra l'8 e il 9
settembre, saranno estradati in Belgio i 26
hooligans inglesi accusati degli incidenti che
il 29 maggio 1985, in occasione della finale di
Coppa tra Juve e Liverpool, costarono la vita a
39 persone (32 italiani). Dal 13 luglio, dopo
una serie di vicissitudini giudiziarie, i Lord
avevano concesso la richiesta della magistratura
belga. L'ultima parola spettava al ministro
britannico della Giustizia, Douglas Hurd.
Ricevute informazioni "confidenziali",
giustificate dalla necessità di coordinare il
trasferimento dei 26, la polizia giudiziaria
martedì ha rivelato tutto. A questo punto il
governo belga doveva solo tamponare la grana
diplomatica, perché i "piani di battaglia",
minuziosamente rivelati con anticipo, non
dovrebbero subire variazioni. Gli hooligans,
quindi, arriverebbero in Belgio a notte
inoltrata, fra martedì e mercoledì della
prossima settimana: a bordo di un aereo militare
C134, accompagnati da una schiera di agenti
belgi che li riceveranno in consegna dalle
autorità britanniche a un aeroporto presso
Londra. Il giudice istruttore che si occupa del
"caso Heysel", la signora Marina Coppieters't
Wallant, avrà 24 ore per interrogarli al Palazzo
di Giustizia: dovrà anzitutto accertarsi della
loro identità, quindi raccogliere, in una serie
d'incontri a quattr'occhi, gli elementi per
confermare l'accusa. Salvo clamorose sorprese,
gli hooligans saranno tutti rinviati a giudizio
e trasferiti nelle carceri di Lovanio, in attesa
del processo. Massima sicurezza e massimo
riserbo sembrano destinati ad avvolgere l'intera
operazione: un numero ristretto di fotografi
sarà ammesso all'aeroporto militare di
Melsbroeck per l'arrivo degli hooligans e ancora
meno numerosi saranno quelli che potranno
entrare nel carcere di Lovanio, preferito a
quello di Bruxelles per motivi di sicurezza.
Alle esigenze d'informazione supplirà il
ministro della Giustizia Jean Gol, con un'attesa
conferenza stampa nella quale si attendono
informazioni precise sul processo. Finora non ne
è ancora stata fissata la data, né è possibile
prevedere quanto durerà. Resta anche un dubbio
per quanto riguarda i tre Belgi (due ufficiali
della gendarmeria e un funzionario della
federazione calcistica) che dovranno rispondere
di negligenza: non è sicuro, infatti, se essi
saranno processati con i 26 tifosi del Liverpool
o se saranno giudicati separatamente, come è già
accaduto a 13 persone - otto inglesi, quattro
italiani e un belga - nei mesi successivi alla
tragedia dell'Heysel.
t. gal.
Fonte: La
Stampa
© 3 settembre
1987
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Bruxelles maxi processo ai
tifosi inglesi
BRUXELLES -
Sarà il processo del secolo, dicono a Bruxelles:
e ha i segnali giusti per diventarlo. Lo
intenteranno le autorità belghe nei confronti di
ventisei tifosi del Liverpool, responsabili
della tragedia avvenuta il 29 maggio di due anni
fa allo stadio Heysel, prima che Liverpool e
Juventus disputassero la finale di Coppa dei
Campioni. Morirono 39 persone nei disordini, 32
delle quali italiane. Dopo due anni di richieste
e di carte bollate, le autorità belghe, infatti,
sono riuscite ad ottenere l'estradizione dei
ventisei tifosi, per poterli processare in
Belgio. E' la Camera dei Lord che ha dato
l'autorizzazione definitiva, resa esecutiva
dalla firma del ministro. Anche se il ministero
degli Interni, almeno finora, ha rifiutato di
dare conferma. La principale prova di accusa
contro i ventisei tifosi, in carcere dal giugno
dell'85, è una videocassetta sulla quale le
telecamere della polizia belga hanno fissato le
drammatiche immagini dei disordini. I magistrati
belgi e britannici, in sostanza, hanno potuto
studiare i volti tra la folla dei sostenitori
del Liverpool che attaccano violentemente i
tifosi della Juventus, costringendoli a
ritirarsi verso un angolo della curva Z. Le
persone morirono schiacciate dalla folla
impazzita, il muro di recinzione della curva
crollò facendo cadere centinaia di persone. Il
giudice britannico ha ritenuto che ci siano
indizi sufficienti per accusare i ventisei
tifosi della morte di almeno un tifoso italiano,
Mario Ronchi. Il processo, è ovvio, avrà tempi
lunghi. Anche perché oltre ai ventisei tifosi,
sono sotto accusa due ufficiali della
gendarmeria belga che il giorno della tragedia
erano di servizio e Albert Roosens, allora
segretario della Federazione belga di calcio,
responsabile dell'organizzazione e, soprattutto,
della vendita dei biglietti. Una negligenza
incredibile l'aver messo a contatto, sulle
gradinate, i tifosi delle due parti. Una volta
in Belgio, gli "hooligan" saranno condotti al
Palazzo di Giustizia di Bruxelles dove verranno
interrogati immediatamente dal giudice che ha
seguito, fin dall'inizio, la complessa indagine.
Il giudice avrà 24 ore di tempo per ascoltare i
ventisei tifosi, quindi dovrà confermare il
mandato di arresto e notificarlo, prima del
trasferimento nel carcere di Lovanio. In un
servizio, la radio belga francofona, ha rilevato
le difficoltà del processo, mettendone perfino
in dubbio la "praticabilità", sia per
l'impotenza della documentazione da porre a
disposizione della difesa, sia per l'incertezza
su chi potrà assumere la difesa stessa dei
ventisei. Il ministro belga della Giustizia,
Jean Gol, ha promesso un "giudizio giusto e
sollecito", senza perdita di tempo. L'avvocato
Harry Livermore, che difende undici dei ventisei
tifosi, ha dichiarato che "l'estradizione era
inevitabile" anche se ha tentato, fino alla
fine, di evitarla. L'estradizione, che in
precedenza era stata annullata dall'Alta Corte
per un errore di procedura, è stata
definitivamente concessa sulla base di un
trattato internazionale del 1902 che rendeva
ammissibile per le accuse di omicidio volontario
o preterintenzionale, violenze a mano armata e
sequestro di persona.
Fonte: La Repubblica
©
3 settembre
1987
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"Dovete
processare i tifosi italiani arrestati
all'Heysel"
LONDRA
- "Anche gli italiani che hanno responsabilità
nella strage dello stadio Heysel dovrebbero
essere processati a Bruxelles, non è giusto che
i tifosi del Liverpool debbano pagare per
tutti". Lo hanno affermato ieri due deputati
britannici, in alcune interviste alla tv, dopo
che il ministero degli interni aveva concesso
l'estradizione in Belgio dei 26 teppisti
accusati della tragedia di Bruxelles. "Chiunque
abbia assistito all'orrore di quella partita ha
detto in una intervista alla Bbc il parlamentare
laburista Robert Waring avrà visto le bandiere
fasciste italiane, grandi striscioni che
affermavano che i tifosi del Liverpool erano
delle bestie". Il deputato di Liverpool, ha
chiaramente parlato di "provocazione". Un altro
parlamentare, il liberale David Alton, in una
intervista rilasciata ad un'altra televisione,
ha detto di essere d'accordo con la decisione di
concedere l'estradizione in Belgio. "Ma ritengo
fondamentale - ha aggiunto - che se esistono
prove contro i tifosi della Juventus, anche
questi devono essere portati davanti al giudice.
E' necessario presentare al più presto una
istanza agli italiani in questo senso". I due
parlamentari hanno entrambi chiesto al Governo
inoltre di agevolare le famiglie degli
estradati, aiutandole finanziariamente "sia per
una difesa legale efficace, sia per i
trasferimenti in Belgio per poter seguire il
processo". L'avvocato Paul Rooney, intanto, che
difende quattro dei tifosi del Liverpool
estradati, ha messo in guardia sull'eventualità
che la giustizia belga prenda i tifosi inglesi
come "capro espiatorio". "E’ evidente - ha detto
- che anche cittadini italiani e Belgi sono
coinvolti come responsabili nella tragedia, ma
sembra proprio che queste persone non verranno
giudicate da alcun tribunale". L'avvocato dei
quattro tifosi inglesi ha infine aggiunto che
"malgrado le assicurazioni del ministro degli
interni britannico Douglas Hurd, la Gran
Bretagna non potrà avere nessun controllo per
assicurarsi che quello di Bruxelles sia davvero
un buon processo".
Fonte: La Repubblica ©
4 settembre
1987
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In rivolta
le carceri del Belgio "non vogliamo i teppisti
inglesi"
BRUXELLES -
Stato di emergenza nelle carceri belghe. In due
prigioni di Bruxelles, i detenuti si sono
ribellati alla decisione delle autorità di
concedere un "trattamento speciale" ai 26
teppisti inglesi estradati da Londra perché
accusati della strage allo stadio Heysel, in cui
persero la vita 39 persone tra cui moltissimi
italiani che assistevano alla partita
Juve-Liverpool. Il carcere di Saint Gilles è
stato ieri pomeriggio nelle mani dei rivoltosi,
che tengono in ostaggio sette od otto guardie
carcerarie. A tarda sera la sommossa è stata
domata. La sommossa era scoppiata al termine
dell'ora d'aria, sulla scia delle oltre tre ore
di violenti scontri che durante la notte tra
lunedì e martedì si erano verificati a poche
centinaia di metri di distanza, nel carcere di Forest. Al grido di hooligans, trois etoiles (ai
teppisti trattamento a tre stelle), i detenuti
si sono rifiutati di rientrare nelle loro celle,
appiccando incendi a brande e suppellettili e
mettendo in fuga gli agenti. Nella confusione,
tredici reclusi sono riusciti ad evadere, anche
se più tardi nove di loro sono stati
riacciuffati dalla polizia, che circondava il
carcere insieme alle forze speciali. A notte
alta, mentre si susseguivano i consulti tra il
governo e i responsabili dell'ordine pubblico,
alte lingue di fuoco avvolgevano in più punti
l'edificio, in particolare lungo le ali della
prigione. In serata, mentre la polizia iniziava
la riconquista del carcere, un portavoce dei
detenuti si era messo in contatto per telefono
con un giornalista del Tg di lingua francese: ha
detto che ci sarebbero almeno otto feriti gravi,
che i rivoltosi erano disposti a lasciarli
uscire. Intorno alle 22 la Gendarmeria di
Bruxelles ha comunicato di aver ripreso il
controllo della situazione. Non si hanno ancora
notizie chiare sull'intervento delle forze
dell'ordine. Un primo bilancio della rivolta
registra un centinaio di feriti soprattutto tra
i detenuti e ingenti danni. I 26 hooligans,
imputati di omicidio preterintenzionale, sono
attesi per oggi a Bruxelles. Secondo l'accusa,
scatenarono gli incidenti che insanguinarono la
finalissima di Coppa dei campioni del 29 maggio
'85 tra Liverpool e Juventus, con 39 morti, tra
cui 32 italiani, e centinaia di feriti. Nei
giorni scorsi, si era appreso che verranno
sistemati in veri e propri miniappartamenti
modernissimi, dotati di televisione e completi
di sala giochi con calcetto, carte e scacchi. La
notizia, ampiamente riportata dai giornali belgi
sotto titoli di scatola (Un hotel a tre stelle
per i teppisti di Heysel) ha provocato subito
tensione in numerose carceri del paese, ma in
particolare in quelle sovraffollate dalla
capitale. A Forest, un malandato edificio che
risale al secolo scorso, circa 200 dei 600
detenuti si sono ammutinati dando fuoco in molte
celle ai letti: all'ingresso della polizia, sono
iniziati violentissimi scontri, che per oltre
tre ore hanno tenuto impegnate le forze
dell'ordine e le guardie carcerarie. Alla fine,
il bilancio è stato di venticinque feriti, tra
cui numerosi agenti colpiti alla testa dagli
oggetti scagliati contro di loro dai rivoltosi.
Mentre scoppiava la rivolta a Saint Gilles, la
protesta è iniziata anche nel vecchio carcere di
Lovanio.
Fonte: La
Repubblica
© 8 settembre
1987
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Trattamento
di favore per i teppisti dell'Heysel, due
carceri in rivolta
Detenuti
belgi: hooligans a casa
di Fabio
Galvano
DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE (BRUXELLES) - Hooligans a cinque
stelle, noi trattati come cani. Divampa la
protesta dei detenuti belgi, a poche ore
dall'arrivo dei 26 estradati dall'Inghilterra
per il processo dell'Heysel. Domenica sera nel
carcere brussellese di Forest, ieri in quello di
St. Gilles, i detenuti hanno inscenato una
protesta che si è presto tradotta in rivolta.
Dopo l'energico intervento della gendarmeria, lo
scontro ha lasciato sul campo di Forest 25
feriti. A St. Gilles il bilancio potrebbe essere
più preoccupante: a tarda sera la gendarmeria
non era ancora riuscita a ristabilire l'ordine e
si parlava di almeno 7 feriti gravi. Non si
avevano conferme ufficiali, invece, alla notizia
di sette e forse otto guardie carcerarie nelle
mani dei rivoltosi. Durante gli scontri di St.
Gilles sono anche evasi 13 detenuti, dei quali
nove subito ripresi. Denunciando le loro
condizioni, da "prigione degli Anni Trenta" al
grido di "Hooligan ! Go home" i carcerati hanno
contestato la decisione del ministro belga della
Giustizia, Jean Gol, di riservare ai teppisti
del Liverpool la modernissima e confortevole ala
con tanto di tv in ogni cella, sala giochi,
impianti igienici di prim'ordine, del carcere di
Lovanio (anche qui, ieri sera, c'è stata una
protesta; ma senza incidenti). Ieri il ministro
è intervenuto per assicurare che gli hooligans -
il loro arrivo potrebbe già avvenire stanotte,
al massimo entro giovedì - non godranno di un
trattamento particolare. Ma il danno era già
stato fatto quando, giovedì scorso, egli aveva
cercato di rassicurare l'opinione pubblica
inglese elencando tutte le amenità del carcere.
Le immagini televisive del supercarcere di
Lovanio, destinate alla Bbc e al pubblico
inglese, erano state raccolte dalla tv belga e
viste dai detenuti di qui. L'effetto boomerang
era assicurato. La dinamica dei due incidenti a
Forest e St. Gilles è stata molto simile. Prima
striscioni e grida, poi vetri rotti, quindi
l'incendio di lenzuola e materassi, infine la
demolizione di alcune strutture interne. A
Forest ci sono volute cinque ore per domare i
disordini, verificatisi contemporaneamente in
due ali. I gendarmi sono intervenuti quando ci
si è resi conto che la situazione peggiorava. E'
stato il gruppo antiterrorismo Diane a entrare
in azione: nel giro di un'ora la rivolta era
domata. Dalle case circostanti si sono visti
circa centoventi detenuti trascinati nel
cortile, presi in consegna dalla polizia,
ammanettati, legati e fatti allineare in
ginocchio contro un muro, sotto la pioggia che
aveva cominciato a cadere. Sei gli agenti
feriti, una ventina i carcerati (uno grave,
nell'assalto con i lacrimogeni ha avuto un
infarto). A St. Gilles la battaglia è stata più
violenta. Il Belgio si trova di fronte a un
problema imprevisto, quello degli "hooligans a
cinque stelle". Il ministro Jean Gol non può
rimangiarsi la lunga lista delle promesse: le
due passeggiate al giorno in gruppi di tredici,
la disponibilità di libri e giornali della
biblioteca ma anche di quelli mandati da casa,
la televisione in cella (con allacciamento anche
ai due canali della Bbc), una sala di
ricreazione con pingpong e calcetto, visite
quotidiane dei famigliari, libertà di posta e -
sotto controllo - di telefono.
Fonte: La
Stampa
©
8 settembre
1987
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"Quei teppisti del Liverpool
saranno subito estradati"
BRUXELLES -
I ventisei tifosi del Liverpool accusati della
strage nello stadio Heysel verranno estradati in
Belgio nonostante i disordini scoppiati nei
giorni scorsi in due carceri belghe. I detenuti
dei penitenziari di Saint Gilles e di Forest,
che erano stati protagonisti di una sommossa
sedata soltanto dopo molte ore dalla polizia,
avevano contestato la decisione delle autorità
di concedere un trattamento speciale ai
supporter della squadra inglese. I reclusi
avevano protestato in particolare perché le
celle riservate ai 26 inglesi sono molto più
accoglienti delle altre. Ieri la rivolta si è
estesa anche nel carcere di Lovanio dove i
detenuti si sono rifiutati di svolgere i soliti
compiti. "Sono atterrito" - ha dichiarato a
Liverpool l'avvocato difensore Sir Harry
Livermore. "Dio soltanto sa cosa potrebbe
accadere ai nostri compatrioti in Belgio, se
prima ancora del loro arrivo le carceri vengono
messe a ferro e fuoco". In realtà le
preoccupazioni del legale sono giustificate
visto che gli hooligans, i teppisti, dovranno
rimanere almeno quattro mesi nel carcere di
Lovanio in attesa di essere processati per i
tumulti avvenuti nel maggio 1985 prima della
partita Juventus-Liverpool, in cui morirono 39
persone, 32 delle quali italiane. Nonostante
dunque il malcontento e la tensione non si
plachino, il ministro degli Interni inglese,
Douglas Hurd, è apparso irriducibile e ha
dichiarato che sarebbe assurdo tornare su una
decisione che, presa dalla magistratura, è stata
ratificata anche dal governo. Quindi saranno
trasferiti in Belgio senza nessun rinvio. I
tentativi in Gran Bretagna di bloccare
l'estradizione sembrano dunque falliti. Neppure
il ricorso annunciato dall'avvocato Livermore ha
distolto il ministro dalla sua decisione.
Livermore aveva annunciato una nuova azione
legale per impedire l'estradizione se il
ministro Hurd non fosse stato in grado di
garantire che i teppisti saranno processati per
la morte di un solo tifoso, l'Italiano Mario
Ronchi. Infatti l'estradizione era stata
concessa per l'omicidio preterintenzionale di
Ronchi dopo che i giudici inglesi avevano
esaminato il filmato girato dalla polizia belga
in cui si vedevano i tifosi del Liverpool
lanciarsi all'assalto della tribuna dove sedeva
l'italiano. E nemmeno la richiesta del deputato
di Liverpool Eric Heffer di convocare tutti i
parlamentari della regione per esaminare i
gravissimi sviluppi sembra aver prodotto
l'effetto di ritardare l'invio dei 26 a Lovanio.
L'urgenza del trasferimento è giustificata anche
dal fatto che se entro domenica non venisse
effettuata l'estradizione il provvedimento
cadrebbe in prescrizione. Anche in Belgio ci
sono state reazioni ufficiali ai disordini di
Forest e di Saint Gilles (il cui bilancio è di
un centinaio di feriti) e più in generale sul
provvedimento di accogliere gli imputati nel
processo per la strage di Heysel. Il ministro
della Giustizia belga Jean Gol ha risposto ai
detenuti, che lamentavano condizioni di
eccessivo affollamento dei penitenziari, e alla
stampa belga, che ha dato ampio rilievo
all'avvenimento. Gol ha affermato che a Saint
Gilles sono soltanto 51 i reclusi che vivono in
tre per cella e che comunque sono stati loro
stessi a sceglierlo. Per quanto riguarda il
supposto trattamento a tre stelle riservato agli
imputati inglesi il Guardasigilli ha ribattuto
dicendo che non si può parlare di una condizione
di privilegio. Infatti secondo Gol si
tratterebbe di una sistemazione in celle doppie
e per di più con servizi igienici in comune.
Certo queste giustificazioni non convincono né
l'opinione pubblica né la popolazione
carceraria. Ancora ieri su "Le Soir", il più
diffuso quotidiano belga in lingua francese,
compare una vignetta in cui si vede un signore
al telefono, molto somigliante al ministro, che
prende appunti ripetendo: "Con servizi privati e
letto doppio, certamente signor Hooligan". Tutto
ciò sembra non impensierire più di tanto
l'energico ministro belga che ha disposto le
misure per ricevere nei prossimi giorni i 26
indesiderati. Ma secondo voci ufficiose il
trasferimento potrebbe avvenire prima, forse
oggi stesso.
Fonte:
La
Repubblica
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9 settembre
1987
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Le rivolte
in prigione dovute al timore di favori ai 26
inglesi
Carcere
molle ai teppisti dello Heysel. Infuriati i
detenuti belgi
BRUXELLES -
Sedate le brevi ma violente rivolte nelle
carceri ora in Belgio infuriano le polemiche.
Non tanto sull’intervento estremamente deciso
dei corpi speciali che ha posto fine al tumulto
l’altra sera nella prigione di Saint Gilles, ma
piuttosto sui motivi che avevano scatenato la
protesta dei detenuti. A provocarne la rabbia
era stata la notizia di un presunto trattamento
privilegiato che le carceri belghe
intenderebbero riservare ai 26 teppisti
britannici attesi a Bruxelles per il processo
sulla strage del 29 maggio 1985 allo stadio
Heysel. Quella sera si giocava la finale di
Coppa dei Campioni tra le squadre di calcio del
Liverpool e della Juventus. Prima della partita
sugli spalti i tifosi inglesi assalirono i
rivali negli scontri e soprattutto nella
tremenda calca che ne seguì morirono 39 persone
tra cui 32 italiani. Ieri sia i giornali belgi,
sia quelli britannici tornavano sull’argomento
riconfermando quanto già scelto in precedenza e
cioè che per i 26 fanatici del Liverpool si
prepara un’accoglienza di favore se comparata
con le condizioni di vita dei detenuti belgi.
"Alberghi a tre stelle" venivano definite da un
quotidiano le celle riservate ai britannici. Un
altro, "Le Soir", pubblicava una vignetta in cui
il ministro della Giustizia Jean Gol nelle vesti
di un direttore di hotel rispondeva alla
telefonata di un cliente: "Certamente signor
Hooligan con servizi privati e letto doppio"
(hooligan è parola usata per definire i giovani
teppisti inglesi). Il ministro Gol al centro
della tempesta di critiche ha negato che ai 26
imputati in arrivo da Liverpool possa toccare un
trattamento di favore ed ha smentito quanto
lamentato dai detenuti di Saint Gilles cioè che
in quel carcere esistano condizioni di
sovraffollamento. Disagio e inquietudine si
erano manifestati in molte carceri belghe alla
fine della settimana scorsa. La pronta
esplosione di violenza si era avuta domenica
sera a Forest. Una rivolta di breve durata, ma
violenta. Alla fine i feriti negli scontri con
la polizia intervenuta a riportare l’ordine
erano venticinque. Ancora più duri gli scontri
lunedì a Saint Gilles quando gendarmi e corpi
speciali hanno fatto irruzione nel carcere che i
detenuti ribelli stavano mettendo a soqquadro.
Lanci di gas lacrimogeni hanno preceduto di
pochi attimi l’assalto che si è poi sviluppato
in una serie di accaniti corpo a corpo. Iniziata
alle 17 la sommossa era già soffocata alle 22,
ma a prezzo di un altissimo numero di feriti,
circa 130, molti dei quali con gravi sintomi di
asfissia. Ingentissimi i danni anche perché i
rivoltosi avevano appiccato il fuoco a molti
locali. La durezza dell’intervento poliziesco ha
fatto nascere il sospetto in alcuni ambienti che
il bilancio dei feriti sia molto più grave di
quello ufficiale. Ecco perché gli eurodeputati
radicali hanno chiesto che si faccia luce su
quanto realmente accaduto a Saint Gilles. Da
Londra intanto il ministro degli Interni Douglas
Hurd ha confermato che i 26 tifosi del Liverpool
saranno estradati comunque, perché la decisione
della magistratura è stata ormai ratificata dal
governo. Chi tenta ancora di opporsi
all’estradizione è il loro difensore avvocato
Harry Livermore che ha preannunciato un’azione
legale tesa a bloccare il provvedimento in
extremis. "Sono atterrito, Dio solo sa cosa
potrebbe accadere ai miei assistiti se prima
ancora del loro arrivo le carceri vengono messe
a ferro e fuoco" ha commentato il legale.
Fonte:
L’Unità ©
9 settembre
1987
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Sono
arrivati a Bruxelles
Finalmente
davanti al giudice i teppisti dell’Heysel
BRUXELLES -
Uno dei detenuti che lunedì hanno partecipato
alla rivolta che ha sconvolto il carcere di
Bruxelles "Saint Gilles" è morto ieri. Le cause
del decesso sarebbero le emanazioni di gas e
fumo dovute agli incendi appiccati durante la
sommossa. Ma la polizia non ha divulgato il nome
del morto indicando solo che era "di origine
asiatica". Le rivolte nelle carceri scoppiarono
per protestate contro il trattamento di favore
riservato dalle autorità belghe ai 25 teppisti
britannici che il 29 maggio 1985 si
abbandonarono a sanguinose violenze nello stadio
Heysel, provocando la morte di 39 spettatori che
dovevano assistere alla finale di Coppa dei
Campioni fra Juventus e Liverpool. Mentre i
detenuti protagonisti delle proteste dei giorni
scorsi sono in celle sovraffollate e poco
igieniche l’ala della prigione di Lovanio
allestita per ospitare i teppisti britannici
isolati degli altri detenuti, è spaziosa, dotata
di servizi moderni e di un’area di svago, una
"prigione di lusso", come dicono i giornali
belgi. Comunque gli "Hooligans" sono finalmente
giunti ieri davanti al loro giudice a Bruxelles.
Erano attesi in 26, ma sono arrivati in 25, uno
di loro è stato trattenuto in Gran Bretagna per
rispondere di altri reati compiuti nel suo paese
prima delle violenze allo stadio Heysel. Gli
interrogatori sono subito iniziati condotti dal
giudice Istruttore signora Marina Coppieters
Wallant. I teppisti rischiano condanne non
superiori ai dieci anni. Il reato maggiore di
cui sono accusati è infatti quello di lesioni
gravi, inferte senza intenzione di uccidere. Il
processo durerà molto a lungo, almeno secondo le
previsioni. I testimoni che compariranno davanti
alla corte sono infatti numerosi. Saranno
sottoposti a giudizio anche due ufficiali della
gendarmeria che comandavano le forze di
sicurezza nello stadio, e il responsabile
dell’organizzazione della partita, il segretario
della federazione di calcio belga, Albert
Roosens. Intanto ieri i familiari dei detenuti
del carcere di Saint Gilles hanno protestato
contro la sospensione delle visite.
Fonte:
L’Unità
©
10 settembre
1987
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A Bruxelles
i teppisti inglesi accusati della strage di
Heysel
BRUXELLES -
Ben arrivati in Belgio, animali rossi. Così la
stampa belga ha accolto i 25 teppisti inglesi
estradati ieri dopo i disordini e le polemiche
dei giorni scorsi. Sono i presunti responsabili
della strage avvenuta nello stadio Heysel nel
maggio '85, quando morirono 39 persone, 32 delle
quali italiane. Sono giunti ieri alle 15
all'aeroporto militare di Melsbroek a bordo di
un Hercules dell'esercito. Subito dopo i 25
imputati, e non 26 (uno è stato trattenuto per
reati commessi precedentemente in Inghilterra)
sono stati trasferiti al palazzo di giustizia di
Bruxelles. L'edificio della fine del secolo
scorso è stato trasformato per l'occasione in
una fortezza ed è sorvegliato da un imponente
spiegamento di gendarmi e poliziotti. Il giudice
istruttore, la signora Marina Coppieters't
Wallanter ad aspettarli per gli interrogatori
preliminari. Entro oggi pomeriggio, cioè entro
24 ore dall'arrivo degli accusati, il giudice
dovrà notificare i mandati d' arresto che
consentiranno il trasferimento dei tifosi nel
carcere di Lovanio, a circa mezz'ora dalla
capitale. Qui è stata preparata un'ala apposita
dove gli imputati attenderanno il processo, che
si annuncia lunghissimo. I venticinque
sostenitori del Liverpool rischiano condanne non
superiori ai dieci anni. Il reato per il quale
rischiano la pena più severa è quello di lesioni
gravi inferte senza intenzione di uccidere.
L'estradizione è avvenuta senza incidenti
nonostante il clima di tensione che aveva
caratterizzato la vigilia e che tuttora pervade
il Belgio. Nei giorni scorsi i detenuti dei
carceri belgi di Saint Gilles e di Forest
avevano organizzato violente sommosse contro il
presunto trattamento di favore che il governo
belga si accingerebbe a concedere ai teppisti
inglesi. In seguito ai disordini scoppiati nei
penitenziari, che poi si sono estesi anche a
quello di Lovanio, ci sono stati 100 feriti uno
dei quali è morto ieri. La polizia non ha
fornito il nome della vittima. Si sa soltanto
che è di origine asiatica e che è morto
asfissiato dal fumo e dal gas sprigionatisi
dagli incendi appiccati dagli stessi rivoltosi.
E' stata disposta comunque un'autopsia per
accertare le cause della morte del detenuto e
anche per fugare i sospetti nati dalle voci di
azioni violente della polizia durante gli
scontri nel carcere. Contro la concessione di un
trattamento di favore ai tifosi inglesi si era
schierata anche la stampa belga. Ieri il
quotidiano "La dernière heure" ha scritto: "I
teppisti saranno giudicati in modo esemplare e
democratico, anche se non sarà facile mantenere
la serenità nel corso delle udienze con l'ombra
delle 39 vittime sulla coscienza di ognuno".
Questa è dunque l'atmosfera creatasi intorno al
trasferimento dei probabili responsabili della
strage che precedette l'incontro di calcio
Juventus-Liverpool. La stampa non è stata
ammessa all'aeroporto per assistere all'arrivo
degli indesiderati cittadini britannici. Le
fonti ufficiali hanno taciuto su tutta
l'operazione iniziata ieri mattina in
Inghilterra. I 25 che si trovavano nel carcere
londinese di Wormwood Scrubs sono stati
trasferiti a bordo di alcuni cellulari alla base
aerea di Brize Norton nell'Oxfordshire e da lì
sono stati presi in consegna dalla polizia
belga. A bordo dell'Hercules hanno poi raggiunto
Bruxelles. Che a nulla sarebbero valsi i
tentativi dei legali per impedire il
trasferimento lo si era capito dal tono del
ministro degli Interni inglese che martedì aveva
confermato la decisione nonostante le rivolte
dei detenuti belgi. Ieri infine è naufragato
l'ultimo tentativo per rimandare la partenza.
L'avvocato Harry Livermore infatti ha ritirato
il ricorso contro l'estradizione. Ho rinunciato
ad ogni ulteriore azione legale, ha dichiarato
Livermore prima che i suoi clienti partissero
per il Belgio, e credo che i miei assistiti
saranno trasferiti tra breve. L'avvocato aveva
presentato a mezzanotte un ricorso all'Alta
corte britannica chiedendo un rinvio in seguito
agli incidenti nelle carceri belghe. Il
magistrato però non aveva voluto prendere una
decisione immediata e ha ritardato l'esame del
caso, inducendo il difensore a recedere dal suo
proposito. Sul trattamento che verrà riservato
agli imputati ieri è intervenuto l'ambasciatore
belga Jean Paulvan Bellinghen. In un'intervista
alla Bbc il diplomatico britannico ha assicurato
che i 26 saranno trattati benissimo e giudicati
con giustizia. Gli è stato domandato perché
saranno processati soltanto i tifosi del
Liverpool e non quelli della Juventus. Risposta:
Perché gli italiani non parteciparono alla prima
fase dei disordini. Vi furono tumulti e
dimostrazioni da parte italiana soltanto dopo
che tutta quella povera gente era morta.
Fonte: La
Repubblica
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10 settembre
1987
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Estradati dall'Inghilterra
con 2 aerei militari, oggi l'incriminazione
Belgio, gli
hooligans in carcere
DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE (BRUXELLES) - Venticinque tifosi
del Liverpool, accusati della tragedia
dell'Heysel che oltre due anni fa costò la vita
a 39 persone, sono stati estradati ieri
dall'Inghilterra e presi in consegna dalle
autorità giudiziarie belghe. Nel pomeriggio, al
Palazzo di Giustizia di Bruxelles, il giudice
istruttore Marina Coppieters't Wallant ha già
avviato gli interrogatori formali ed entro 24
ore - cioè entro oggi pomeriggio - dovrà
rimetterli in libertà o, come sembra fuori
dubbio, emettere l'accusa formale. Solo allora
gli hooligans potranno essere trasferiti nel
carcere di Lovanio, dove li attendono le
modernissime celle che nei giorni scorsi hanno
provocato risentite proteste dei carcerati belgi
e violente rivolte nelle prigioni brussellesi di
Forest e St. Gilles. Proprio ieri, mentre i 25
venivano trasferiti con eccezionali misure di
sicurezza dall'aeroporto militare di Melsbroek
al Palazzo di Giustizia, si è appreso che uno
dei detenuti di St. Gilles - un uomo "di origine
asiatica" e già sofferente d'asma, hanno
precisato le autorità - era deceduto in
mattinata. Sarebbe stato vittima di
complicazioni polmonari dovute al fumo degli
incendi appiccati martedì sera a numerose parti
del carcere. Il ministro della Giustizia Jean
Gol, tuttavia, ha ordinato l'autopsia. La prima
vittima della rivolta carceraria, che ha fatto
anche 25 feriti a Forest e 70 a St.Gilles, ha
alimentato altre proteste, soprattutto da parte
dei familiari dei detenuti. Ma anche la minaccia
di altri disordini è stata ieri relegata in
secondo piano dall'arrivo dei 25 (non 26: uno
degli accusati, infatti, è stato trattenuto in
Inghilterra perché deve rispondere di altri
gravi reati davanti alla giustizia britannica).
Per evitare gli squadroni di fotografi e
teleoperatori in attesa all'aeroporto militare,
il corteo - tre furgoni cellulari e decine di
auto - ha percorso una strada interna, emergendo
dai cancelli dell'aeroporto civile di Zaventem
prima di dirigersi, indisturbato, verso il
centro di Bruxelles. Gli hooligans, i cui
avvocati si erano battuti fino all'ultimo per
evitare l'estradizione, e il cui arrivo in
Belgio è stato di fatto ritardato di qualche ora
(era previsto in origine per martedì notte) in
seguito alla grave situazione creatasi in alcune
carceri, sono stati visti soltanto al loro
arrivo al Palazzo di Giustizia, verso le 16.15.
Ad uno ad uno sono apparsi davanti al giudice
istruttore, che completerà stamane gli
interrogatori. Poi hanno affrontato la loro
prima notte belga, nelle celle della polizia
giudiziaria, sicuramente non confortevoli come
quelle di Lovanio - tv in cella, servizi
moderni, clima asettico da ospedale - che
durante le rivolte nei carceri brussellesi
avevano fatto coniare ai detenuti uno slogan di
sicuro effetto: "Hooligans a cinque stelle".
Accusati di quello che nella lunga e complessa
dicitura belga è l'equivalente dell'omicidio
preterintenzionale - una derubricazione che ha
facilitato l'estradizione e che consente il
processo davanti a tre magistrati anziché una
giuria popolare - i 25 hooligans rischiano
condanne che variano fra un minimo di 8 giorni e
un massimo di 10 anni a processo, secondo le
previsioni espresse nei giorni scorsi dal
ministro Gol, dovrebbe svolgersi entro fine anno.
t. gal.
Fonte: La
Stampa
©
10 settembre
1987
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Sparano già
su Matarrese
"Heysel"
forse l'Uefa a giudizio
Incarichi
politici e sportivi sarebbero incompatibili.
Interrogazione di 3 deputati sulla presidenza
Federcalcio.
LONDRA -
Harry Livermore, l'avvocato difensore dei 25
tifosi del Liverpool ritenuti responsabili del
massacro di 39 persone avvenuto due anni fa allo
stadio Heysel, ha rivelato oggi che potrebbero
essere incriminati anche il Borgomastro di
Bruxelles, Herve Brouhon, il capo della
gendarmeria belga, Robert Bernaert e due
funzionari dell'Uefa che avevano ispezionato lo
stadio prima dei sanguinosi disordini. Secondo i
legali belgi che difendono gli "hooligans", i
quattro potrebbero diventare coimputati in
quanto colpevoli di negligenza. L'impianto
sportivo non era infatti in condizioni adeguate
per ospitare un evento come la finale di Coppa
del Campioni e la polizia dimostrò di non essere
all'altezza.
Fonte:
Stampa Sera ©
11 settembre
1987
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Il Belgio
non scorda Heysel "per i teppisti niente
privilegi"
BRUXELLES -
I teppisti inglesi accusati della strage
avvenuta 27 mesi fa nello stadio di Heysel sono
stati trasferiti, come previsto, nel carcere
belga di Lovanio, a 20 chilometri dalla
capitale. I tifosi del Liverpool compariranno
lunedì o martedì della prossima settimana di
fronte alla Camera di consiglio del tribunale di
Bruxelles che dovrà confermare il mandato
d'arresto. Poi dovranno attendere il processo
che dovrebbe svolgersi entro la fine dell'anno o
all'inizio del prossimo. Sul banco degli
imputatati saliranno a fianco degli inglesi
anche tre belgi. Si tratta dell'ex segretario
della federazione gioco calcio belga e di due
ufficiali della gendarmeria addetti al servizio
d' ordine la sera del 29 maggio. Intanto, ieri
notte sono continuati gli incidenti nelle
carceri belghe. Dopo le sommosse di Saint
Gilles, di Forest e poi di Lovanio, che hanno
provocato la morte di un cambogiano e circa
cento feriti, stavolta è toccato alla prigione
di Merxplas, nei pressi di Anversa. A quanto
pare durante i disordini sarebbero evase una
trentina di persone, la metà delle quali sono
già state riprese. Il motivo della protesta è
sempre lo stesso: il presunto trattamento di
favore che il governo belga avrebbe intenzione
di concedere agli imputati. Il carcere a cinque
stelle, come sintetizzava uno slogan coniato dai
carcerati durante le rivolte, era stato in
qualche modo promesso dalle autorità belghe per
tranquillizzare gli avvocati difensori degli
inglesi. Ma nonostante i numerosi tentativi da
parte degli avvocati per impedire o almeno
ritardare la partenza dei 26 supporter del
Liverpool, gli hooligans sono stati ugualmente
estradati in Belgio. Mercoledì sono giunti nella
capitale belga coperti dal massimo riserbo. Dopo
gli interrogatori preliminari il giudice
istruttore, signora Marina Coppieters' t Wallant,
ha notificato loro il mandato d'arresto per il
reato che nella procedura italiana corrisponde
all'omicidio preterintenzionale. L'accusa si
riferisce agli incidenti avvenuti a maggio del
1985 nello stadio di Heysel prima dell'incontro
di calcio valido per la finale della Coppa dei
campioni tra Liverpool e Juventus. Sugli spalti
ci furono degli scontri violentissimi tra
opposte tifoserie che costarono la vita a 39
persone, 32 delle quali italiane. Grazie alla
registrazione di quei drammatici momenti,
vissuti da milioni di telespettatori in diretta,
la polizia ha potuto individuare gran parte dei
teppisti inglesi responsabili della strage. Di
una vera e propria strage infatti si trattò. Gli
incidenti scoppiarono poco prima che scendessero
in campo i giocatori. Dal settore dei tifosi del
Liverpool partirono prima insulti, poi sassi e
in pochi minuti si passò ad un vero e proprio
assalto agli italiani, che nel tentativo di
fuggire, abbatterono il muretto opposto della
curva zeta. Oltre alla recinzione caddero nel
vuoto decine di persone. Nonostante i gravi
incidenti la partita si disputò ugualmente. I
protagonisti di quella notte di violenza hanno
però potuto beneficiare della derubricazione del
reato di strage per il quale avrebbero rischiato
l'ergastolo. Il capo d'imputazione è stato
tramutato in omicidio preterintenzionale,
consentendo di sveltire le operazioni
d'estradizione. Inoltre l'accusa per un reato
meno grave consentirà di celebrare il primo
grande processo internazionale contro i teppisti
degli stadi, davanti a tre magistrati che
dovranno esaminare un dossier di 47 mila pagine.
Gli imputati altrimenti sarebbero dovuti
comparire di fronte ad una giuria popolare che
sarebbe più facilmente influenzabile dal
movimento d' opinione diffusosi in Belgio negli
ultimi giorni. Ad accentuare il clima di
tensione avevano contribuito sia gli incidenti
scoppiati nelle carceri sia la stampa belga,
insorta, per ragioni diverse, contro i 25
hooligans (il ventiseiesimo è stato trattenuto
in Inghilterra per reati commessi in patria
precedentemente al maggio 85, ma sarà estradato
al più presto). I giornali locali mercoledì
titolavano: ben arrivati, animali rossi,
riferendosi al colore della maglia del
Liverpool. I mass media del Belgio hanno quasi
unanimemente chiesto una condanna esemplare che
faccia giustizia. Con l'invio degli inglesi
nella prigione di Lovanio non si sono placate le
polemiche sulle condizioni privilegiate
riservate loro. Infatti la sezione in cui sono
ospitati gli hooligans è la più confortevole
dell'antica prigione costruita nel 1860. Hanno a
disposizione 14 celle, ciascuna composta di due
ambienti ben illuminati, le docce, una sala
comune con la televisione e inoltre potranno
ricevere le visite dei familiari per due ore al
giorno. Inoltre la sezione del partito radicale
belga ha chiesto le dimissioni del ministro
della Giustizia Jean Gol.
Fonte: La
Repubblica
©
11 settembre
1987
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Tempi lunghi
per il processo
Lunedì in
Belgio si decide per la libertà provvisoria agli
hooligans dell’Heysel
BRUXELLES -
Lunedì prossimo la Camera di consiglio di
Bruxelles deciderà se prolungare o meno la
carcerazione preventiva dei 22 Hooligans inglesi
accusati della strage dello stadio Heysel dove
la sera del 29 maggio 1985, prima della finale
di Coppa Campioni, morirono 39 persone. I
teppisti inglesi sui quali grava il pesante capo
di accusa di aver provocato i tragici incidenti
sono stati estradati nel settembre scorso dalla
Gran Bretagna e da allora detenuti nel carcere
di Lovanio. Fino a pochi giorni fa erano 25 gli
hooligans in attesa di giudizio poi i giudici ne
hanno messi in libertà provvisoria tre lunedì,
in attesa del processo, che difficilmente verrà
celebrato entro la fine dell'anno. La Camera di
consiglio di Bruxelles deciderà la momentanea
sorte degli altri. Una decisione che verrà presa
proprio quando vengono alla luce gli inquietanti
legami internazionali dei teppisti degli stadi.
Esisterebbe una vera multinazionale del teppismo
sportivo che godrebbe di appoggi e sostegni
logistici forniti da movimenti europei di
estrema destra. Una triste e sconcertante verità
è contenuta nel dossier elaborato da un’equipe
di studiosi dell'università cattolica di Lovanio
(Kul) alla quale, proprio all’indomani della
strage dell’Heysel venne commissionata dal
ministero degli Interni belga la ricerca. Il
materiale raccolto dagli studiosi
dell’Università cattolica di Lovanio parla di
organizzatissime "squadre del disordine" che
"accompagnerebbero" anche squadre che non sono
le loro. Esistono, ad esempio, prove che
incidenti fra due squadre belghe sarebbero stati
provocati da "tifosi" olandesi.
Fonte:
L’Unità
©
7 novembre
1987
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