Sentenza d'appello per i morti
allo stadio di Juve-Liverpool
Heysel,
altro scandalo
Un piccolo
risarcimento, 6 anni dopo la tragedia
dell'Heysel, lo stadio di Bruxelles dove
morirono 32 tifosi della Juventus travolti dagli
"hooligans" del Liverpool, continua, dopo quasi
6 anni, a sconvolgere la vita dei familiari
delle vittime. La notizia che la Corte di
appello di Bruxelles ha quantificato in
complessivi 80 milioni di franchi (meno di tre
miliardi di lire) l'ammontare del risarcimento
che l'Uefa e la Federazione calcio belga
dovranno sborsare, li ha amareggiati. Nessuno
dei familiari di Domenico Russo e Giovacchino
Landini, il primo di Moncalieri, il secondo di
Torino, si lamenta però, dell'esiguità del
risarcimento. Ciò che maggiormente li
infastidisce è l'indifferenza seguita ai primi
momenti in cui tutti sembravano fare a gara
nell'interessarsi di loro e dei loro problemi.
"Certo, sono con un bambino da crescere e senza
lavoro fisso - dice Tiziana Fecchio, 30 anni,
moglie di Domenico Russo che faceva
l'elettricista - ma non so, perché a Bruxelles
non sono potuta andare, quanto mi toccherà".
Forse per pudore, lei che quando il marito morì
era incinta di 7 mesi, non dice che, per tirare
avanti, va a lavorare ad ore in una casa
privata. Aveva tentato, in passato, con la
sorella Mara di 35 anni, separata e madre di una
bambina e con la quale divide la casa, di
gestire un negozio di alimentari, ma dovettero
chiudere. Il bambino - si chiama Domenico come
il papà - ha concentrato nella madre tutto il
suo affetto ed è impossibile per la donna stare
troppo lontano da lui. E' seccata e amareggiata
anche Carola Bandiera, la moglie di Giovacchino
Landini, che quando morì aveva 50 anni e la
lasciò sola con due figli 15 e 22 anni da
accudire. "Ho dovuto abbandonare la trattoria
che avevamo in via Spotorno e mio figlio sta
facendo il militare - dice - ma del
risarcimento, in fondo, non m'importa molto.
Tutti si sono dimenticati presto di noi". A
concretizzare in argomenti l'amarezza delle due
donne ci pensa Otello Lorentini, aretino e
presidente del comitato delle vittime
dell'Heysel che ha seguito e curato, a nome di
tutti, la vertenza legale. "Il processo penale
di appello - dice - si svolse nel giugno scorso
ma, complici i Mondiali, nessun giornale diede
la notizia che avevamo ottenuto la condanna
anche dell'Uefa, assolta in primo grado. La
causa del risarcimento, invece, venne
posticipata alla scorsa settimana. Al di là
dell'esiguità della cifra che ci dovranno
versare, ciò che scandalizza è che i giudici ci
hanno dato dei "truffatori". Per quantificare il
danno si sono infatti basati sulle dichiarazioni
dei redditi presentate dalle vittime nell'84 e
non su quelle dell'85, come chiedevamo noi,
perché, secondo loro, potevano essere state
"gonfiate". Anche chi, nei fatti dell'Heysel,
non ha perso la vita, ma ha riportato danni
permanenti, non ha di che gioire. A Carlo
Duchene, ad esempio, che sopravvisse solo grazie
a un delicato intervento chirurgico alla testa,
un paio di anni fa l'Inps tolse la pensione
d'invalidità. "Ho la mano destra paralizzata -
racconta Duchene che, almeno fino a qualche
tempo fa, faceva il parrucchiere - ma il medico
alla visita di controllo mi abbassò il
"punteggio" di quel tanto da essere privato
della pensione".
B. MIN.
Fonte: La Stampa
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24 gennaio
1991
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