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STAMPA
PROCESSO
HEYSEL
1985
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1991
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1992
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Perdonata l'Inghilterra, non
il Liverpool
Malines-Milan Protestano i
familiari delle vittime dell’Heysel
di Enrico
Conti
L'associazione delle famiglie delle vittime allo
stadio di Bruxelles è "indignata" per la
concessione da parte dell’Uefa dello stadio
Heysel per la partita di coppa dei Campioni tra
Malines e Milan. L'associazione, in una nota,
denuncia all'opinione pubblica "l’assoluta
mancanza di sensibilità e di buon gusto
dell'Uefa verso la memoria dei morti e di
rispetto verso le loro famiglie proprio in
concomitanza del quinto anniversario della
tragedia". Secondo il presidente
dell’associazione, Otello Lorentini, "appare
sintomatico il fatto che la concessione dello
stadio avvenga nel momento in cui comincia il
processo di appello davanti al tribunale di
Bruxelles che avrà luogo il 12 marzo prossimo e
che vede imputati l’Uefa e la Federazione calcio
belga".
Fonte:
L'Unità
©
14 febbraio
1990
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"Ma la messa non la vogliamo"
di Gianni
Cerasuolo
Otello
Lorentini e gli altri familiari delle vittime
proprio non riescono a mandare giù quest'ultimo
boccone amaro. Vogliono dimostrare che l'Heysel
è uno stadio sicuro e che quelle morti di cinque
anni fa furono dovute a pura fatalità, al caso.
E il 12 c'è il processo d'appello. Quale
occasione migliore per sfruttare la partita di
domani sera ? E' la rabbia, un dolore sempre
vivo a dettare lo sdegno di Lorentini,
presidente dell'associazione dei familiari delle
vittime: loro si sentono abbandonati. Una
sensazione che ha provato altra gente, altri
cittadini che hanno chiesto giustizia ricevendo
in risposta soltanto menzogne e facce di
circostanza nelle commemorazioni ufficiali. Di
stragi è pieno il nostro paese. L'Heysel fu una
strage lontana, un mattatoio quasi annunciato e
aggravato dall'ignavia e dall'incompetenza
dell'autorità belghe e dell'Uefa. Oggi la
sensazione è che, facendo giocare domani sera il
Milan in quello stadio che è rimasto inadeguato
e angusto, il calcio e i suoi patron vogliano
passare la spugna su tutto quanto successe in
quella serata di cinque anni fa, il 29 maggio:
39 persone furono schiacciate, maciullate dalla
furia degli hooligans. Ma non solo da quella.
Lorentini e gli altri non mandano giù
soprattutto l'atteggiamento del Milan, spiegata
dal clan rossonero come una decisione subita. In
realtà è un fatto di cassetta. Più posti a
disposizione rispetto allo stadio del Malines,
più pubblicità da piazzare ai bordi del campo,
maggiore incasso. Sta bene a tutte e due le
società. E di conseguenza riesce insopportabile
la proposta di parte milanista di una messa in
suffragio di quei morti. In questi cinque anni
nessuno si è mai fatto vivo con noi, qualche
telefonata dalla Federcalcio e basta. I belgi ci
hanno impedito persino di deporre dei fiori in
quella curva maledetta, un atto di pietà
elementare. E adesso vogliono dir messa. No, io
mi ribello a queste ipocrisie ! Cita, Lorentini,
una lettera inviatagli dalla signora Tiziana
Fecchio, vedova Russo, che così gli ha scritto:
"l'Uefa ha dimenticato i nostri morti mentre io
non so che cosa rispondere a un bambino di
quattro anni quando mi chiede dov'è suo padre".
Questo bambino nacque qualche mese dopo la
tragedia. Nessuno o quasi ha pagato. Tranne quei
quattordici imputati inglesi colpiti peraltro
con pene abbastanza lievi e comunque mandati
liberi che erano la catena più debole nella
catena delle responsabilità. Il sindaco di
Bruxelles Hervé Brouhon è ancora lì al suo
posto, i responsabili del servizio d'ordine se
la sono cavata con un po' di multe. Quelli
dell'Uefa erano e sono degli intoccabili.
Sicuramente il Milan non poteva rifiutarsi di
giocare: ma dopo l'Heysel, il calcio ha bisogno
anche di gesti clamorosi, di sensibilità più
spessa per non continuare ad alimentare lo
stillicidio di violenza che pervade gli stadi di
tutto il mondo, a cominciare dai nostri. Invece
chi prova ad andare controcorrente, e ce n'è
gente che lo fa (Sacchi, per dirne uno, quando
ha detto di voler fermare il campionato di
fronte all'infamia degli striscioni), viene
preso per un folle, un originale. Così deve
sembrare una persona come Otello Lorentini, un
rompiscatole. Il quale fa sapere che
probabilmente i familiari delle vittime
dell'Heysel non potranno sostenere la causa
civile. I milioni che servirebbero non ci sono.
Fonte: La
Repubblica
©
6 marzo 1990
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Con 14 hooligans
Oggi appello
per la strage dell'Heysel
BRUXELLES -
Si apre oggi al Palazzo di Giustizia di
Bruxelles il processo di appello per la strage
dello stadio di Heysel, in cui persero la vita
39 tifosi (32 gli italiani) il 29 maggio 1985.
Il dramma avvenne poco prima dell'inizio della
finale della Coppa dei Campioni tra Juventus e
Liverpool e fu provocato da una carica di
teppisti britannici. Davanti alla corte
compariranno 14 hooligans tifosi del Liverpool,
nonché, fra gli altri, l'ex-segretario della
Federcalcio belga Albert Roosens, il presidente
della Uefa George e l'allora borgomastro di
Bruxelles. Nel processo di primo grado,
conclusosi il 28 aprile scorso, i 14 teppisti
britannici furono condannati a tre anni metà dei
quali con sospensione condizionale per cinque
anni (il restante della pena è stato "depurato"
dal periodo di carcerazione preventiva).
Fonte:
Stampa Sera
©
12 marzo
1990
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"Non giocate all'Heysel"
di Vittorio
Zambardino
ANGHIARI -
L'intervento più duro è stato quello dei
familiari delle vittime dell'Heysel. Hanno
scelto di non parlare al convegno di Anghiari
organizzato da Crescere giocando (una fondazione
culturale per un calcio più civile), hanno preso
la strada della denuncia scritta: Siamo
fortemente indignati per la concessione del
nullaosta da parte dell'Uefa per giocare
all'Heysel la partita fra il Milan e il Malines
di Coppa dei Campioni. E' una totale mancanza di
sensibilità e di buongusto verso la memoria dei
nostri morti. La concessione dello stadio
coincide con l'inizio a Bruxelles del processo
di appello per la strage. Per questo
procedimento l'Associazione è costretta ad
andare avanti da sola e senza l'aiuto di
nessuno, sobbarcandosi insopportabili spese, e
senza una sola lira di risarcimento. Ma
l'attacco più forte viene nella conclusione del
documento: La Federcalcio e il Milan hanno
avallato una scandalosa decisione giustificata,
a nostro avviso, unicamente dalla cupidigia
d'incassare qualche soldo in più. E il
comunicato si chiude denunciando la latitanza
delle autorità che lasciano correre. Mentre
queste poche righe venivano distribuite Otello
Lorentini e Piero Cioni, fondatori
dell'Associazione famiglie delle vittime di
Bruxelles, sedevano gomito a gomito a molti
ultrà di diverse squadre di calcio. Nessun
contrasto. Il problema del convegno sta proprio
qui, come smontare pezzo per pezzo il calcio,
rivisitandone gli aspetti violenti, e facendo
compiere quest'operazione dai protagonisti. Ci
sono state anche due interviste-confessione date
a Gianni Minà da Ferruccio Valcareggi e Alfredo
Di Stefano. "Nel '74 in Germania - dice l'ex Ct
della Nazionale - quando c'era quel clima di
discussioni continue avvertivo un forte senso di
saturazione. Adesso penso che fosse una malattia
del nostro calcio. Una cosa analoga la provai
dopo la finale del Messico, nel '70: al primo
giorno di vacanza a Viareggio, esco a fare una
passeggiata e m'insultano fin quando non vado a
chiudermi in casa. Credo che questi siano
sintomi di violenza chiari che hanno poi fatto
molta strada". Poi parla Alfredo Di Stefano: "Io
credo che ci sia una violenza innata nel calcio
che va limitata. Il giocatore non vuol perdere,
l'allenatore non vuol perdere. La stampa ricorda
ai tifosi che quello stesso arbitro che va in
campo oggi ci ha tolto un rigore quindici anni
fa. E quando c'è il fischio d'inizio tutti sono
già pronti per rompersi le ossa. Credo molto
nella proposta fatta dal giudice inglese, dopo
la strage di Sheffield: tutti i posti a sedere
numerati. O si fa così o si chiude".
Fonte: La
Repubblica
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14 marzo
1990
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Strage dell'Heysel il processo
d'appello
BRUXELLES -
Settecentotre vittime, non posso dimenticarlo: e
tutto questo per una partita di calcio mal
organizzata e mal controllata dalle forze
dell'ordine. Sono le parole centrali della prima
parte della requisitoria del pubblico ministero
al processo d'appello per la strage dell'Heysel:
una requisitoria che continuerà oggi.
Ufficialmente è dedicata ai soli 14 imputati
britannici, ma dal suo tono è lecito comprendere
che le richieste saranno dure: non solo nei
confronti degli hooligan, ma anche di
organizzatori e responsabili dell'ordine. Il
pubblico ministero, Oscar Vandemeulebroeke, ha
cominciato proprio ricordando il bilancio di
quella sera, il 29 maggio 1985. Settecentotre le
vittime: 39 morti, 32 dei quali italiani, 42 che
hanno subito una invalidità permanente di lavoro
sia in seguito ad una malattia incurabile che
alla perdita totale dell'uso di un organo, e 459
persone colpite da una incapacità parziale o
temporanea di lavoro.
Fonte: La
Repubblica
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20 marzo
1990
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Il pubblico ministero al processo per
l’Heysel
"I teppisti
esaltati dai giocatori cattivi"
Il teppismo
sugli spalti degli stadi nasce anche dai calci,
dagli interventi fallosi, dagli isterismi dei
calciatori in campo. Questa la tesi sostenuta
dal pubblico ministero Oscar Vandemuelebroecke
al processo d'appello per la tragedia dello
stadio Heysel di Bruxelles. "Quando un episodio
diventa criminale - ha affermato il pm - le
autorità devono adottare misure sia preventive e
anche, e necessario, repressive. E quindi, per
gli episodi di violenza che accadono sui campi
di gioco, non bisogna aver dubbi, non si può che
essere decisi". La pubblica accusa aveva chiesto
pene più pesanti per dieci dei quattordici
tifosi inglesi condannati in prima istanza a tre
anni di carcere, di cui un anno e mezzo con la
condizionale, per il ruolo avuto nei disordini
del 29 maggio 1985 prima dell’inizio della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e
Liverpool. Trentanove spettatori, di cui 32
italiani, morirono schiacciati dalla calca
provocata dai teppisti. Per gli altri quattro
imputati, gli unici presenti al processo,
Vandemuelebroecke ha usato una mano più leggera,
limitandosi a chiedere la conferma della pena
inflitta a conclusione del primo processo. A
Bramshill, intanto, nel locale college di
Scotland Yard prosegue il corso di studio di un
contingente di carabinieri italiani che dai
colleghi inglesi stanno apprendendo tutte le
tecniche usate dagli hooligan nei loro attacchi
dentro e fuori gli stadi.
Fonte: L’Unità
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21 marzo
1990
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PROCESSO HEYSEL
Nel processo
d'appello per la strage dell'85
Il sindaco
non accetta critiche sull'impianto
BRUXELLES -
"Le condizioni dello stadio di Heysel non hanno
contribuito ad aggravare il bilancio degli
incidenti" in cui, il 29 maggio 1985, morirono,
sotto le cariche bestiali di teppisti
britannici, trentanove spettatori, trentadue dei
quali italiani, poco prima della finale della
Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Lo
ha sostenuto ieri il sindaco di Bruxelles, HervéHervé
Brouhon, al processo di appello per la strage
dello stadio di Heysel, iniziato il 12 marzo
scorso nella capitale belga. Brouhonera stato
assolto in prima istanza. Lo stadio di Heysel
appartiene alla città di Bruxelles eera stato
assolto in prima istanza. Lo stadio di Heysel
appartiene alla città di Bruxelles e Brouhon,
come sindaco, è il responsabile della
manutenzione dell'impianto. Per Brouhon,
inoltre, "è escluso che il tipo di costruzione
usata per il blocco Z (la curva dove morirono
schiacciate e soffocate la maggior parte delle
trentanove vittime, NdR) abbia contribuito ad
aumentare il numero dei tifosi che persero la
vita". La pubblica accusa ha sostenuto invece
che il blocco Z si sgretolò sotto la pressione
degli spettatori che vi si ammassavano contro
per sfuggire alla furia dei teppisti britannici.
La polizia, secondo il procuratore del re,
raccolse allora varie decine di chili di pezzi
di gradinata lanciati dai teppisti britannici
contro gli spettatori che si trovavano nel
blocco Z. Il processo d'appello, oltre al
sindaco Brouhon, riguarda quattordici teppisti
britannici, l'ex segretario della Federcalcio
belga, Albert Roosen,il presidente e il
segretario generale, il presidente e il
segretario generale dell'Uefa,Jacques Georges e
Hans, Jacques Georges e
Hans Bangerter, e due ufficiali della
gendarmeria belga. Il verdetto della corte
d'appello di Bruxelles è atteso per il 23
maggio.
Fonte: La Stampa
©
19 aprile
1990
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Heysel
Per 11
tifosi pene più severe
BRUXELLES -
Undici dei quattordici tifosi inglesi,
condannati l'anno scorso a tre anni di prigione
per i tragici incidenti del 1985 allo stadio
Heysel, si sono visti inasprire la sentenza in
appello. La corte d'Appello di Bruxelles ha
prosciolto uno degli imputati, ha confermato la
sentenza a tre anni per due di loro ma l'ha
aumentata a 5 per gli altri undici. E' stata
disposta, inoltre, la sospensione delle condanne
a tre anni. Erano stati riconosciuti colpevoli
di omicidio preterintenzionale per i disordini
del 29 maggio del 1985 durante la finale della
Coppa dei Campioni tra il Liverpool e la
Juventus, che causarono la morte di 39
spettatori, la maggior parte italiani, e
centinaia di feriti. In seguito agli incidenti
le squadre di club inglesi sono state bandite
dalle tre coppe europee. Il divieto non riguarda
invece la nazionale che può competere nei
campionati europei e nella coppa del mondo.
(Agi-Ap)
Fonte: La
Stampa
© 27 giugno
1990
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Familiari vittime Heysel
"Niente
violenza, per carità"
"Ho sperato
fino all'ultimo che gli inglesi non ce la
facessero a superare il turno. Ora non resta che
augurarsi che durante l'incontro tra Inghilterra
e Germania non succedano incidenti. Ho sofferto
troppo e non auguro a nessuno di dover avere un
figlio o un marito ucciso in uno stadio". La
signora Carolina Bandiera vive le sue giornate
nel ricordo della terribile serata all'Heysel di
cinque anni fa che costò la vita a 39 tifosi
juventini. Suo marito, Giovacchino Landini, 49
anni, finì schiacciato come molti altri nella
calca. "Non ho alcun rancore, così come
d'altronde tutti gli altri famigliari che hanno
dato vita al "Comitato parenti delle vittime
dell'Heysel" l'associazione costituitasi parte
civile nel processo di Bruxelles. Non è con la
violenza che si combatte la violenza e quindi mi
auguro che gli hooligans vengano ignorati da
tutti i torinesi. Niente rancori, ma la polizia
deve tenerli costantemente sotto controllo. Non
bisogna assolutamente dare loro la possibilità
di comportarsi da vandali quali sono". Anche il
presidente del "Comitato", Otello Lorentini che
a Bruxelles ha perso il figlio Roberto di 31
anni, è d'accordo: "Gli hooligans quando vengono
ignorati sono innocui. Soltanto se istigati
diventano pericolosi".
Fonte: Stampa Sera
© 2 luglio
1990
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A 5 anni
dall'Heysel l'Uefa riammette due club
(Manchester U. e Aston Villa) senza restrizioni
per i tifosi
Perdonata
l'Inghilterra, non il Liverpool
Matarrese:
ma i familiari delle vittime sapranno capire ?
di Giorgio
Gandolfi
(GINEVRA) DAL
NOSTRO INVIATO - L'Inghilterra non è più
un'isola calcistica, da ieri fa ancora parte
dell'Europa. Cinque anni dopo la strage
dell'Heysel, l'Uefa ha cercato di dimenticare
(ma non potrà mai cancellarli) i 39 morti di
Bruxelles e le responsabilità degli hooligans.
Ha annullato una parte della squalifica inflitta
dall'allora presidente Uefa, Georges, quando nel
giugno dell'85 a Basilea promulgò il bando
d'interdizione degli inglesi. Ora due società
sono state riammesse nelle Coppe, Manchester
United e Aston Villa; il Liverpool resta in
castigo per via dei 3 anni da scontare ma è
probabile che già nel luglio del '91 si torni a
parlare del suo reinserimento, così come avverrà
anche per gli olandesi dell'Ajax tuttora fuori,
dunque, dal grande giro. Col Manchester United
in Coppa delle Coppe, considerato che Juventus e
Sampdoria sono teste di serie, oggi a
mezzogiorno dal sorteggio all'Hilton potrebbe
saltare fuori un accoppiamento fra i bianconeri
o i blucerchiati col club inglese. E' augurabile
di no, almeno all'inizio ma tutto è possibile.
"Il calcio - ha commentato il presidente della
Federcalcio, Matarrese, uno dei 4 vice
dell'esecutivo Uefa presieduto dallo svedese
Johansson - è condannato ad andare avanti.
Dobbiamo guardare avanti. Non abbiamo
dimenticato i nostri morti, ma siamo stati
esortati a dare il nostro contributo per una
ricomposizione del movimento calcistico. Anch'io
ho vissuto quella tremenda giornata e non potrò
sicuramente dimenticarla ma ho dovuto accettare
questa decisione. Speriamo che anche i
famigliari delle vittime sappiano accettare
questo provvedimento. Noi avremmo voluto che la
cosa slittasse ancora per un anno ma stamane c'è
stato un incontro dell'Esecutivo col ministro
inglese dello Sport, Moynihan, il quale ha
assicurato le massime garanzie da parte del
Governo qualora i club inglesi tornino a
competere col resto d'Europa". Il rappresentante
della Thatcher ha ricordato il buon
comportamento su quasi tutti i fronti dei tifosi
inglesi durante l'ultimo mondiale e lo stesso
Matarrese ha convenuto che "a Bari, dopo la
finale del 3° posto, c'è stato un abbraccio
generale coi giocatori inglesi". Quindi ha
aggiunto: "Anche i loro tifosi si sono
comportati bene per cui abbiamo finito per dare
la nostra adesione". Matarrese era in una
posizione molto delicata, a mezza via fra il suo
ruolo politico e i sentimenti dei famigliari
delle vittime che avrebbero voluto interdetti
per sempre gli inglesi dalle competizioni sul
continente. Lo stesso presidente della
Federcalcio inglese, Millichip, aveva presentato
un rapporto contenente le norme restrittive cui
si sarebbero assoggettati i club in caso di una
risposta positiva dell'Uefa. E cioè il divieto
di portarsi dietro tifosi sul continente e
soprattutto di vendere i biglietti delle
competizioni in Inghilterra. L'Esecutivo ha dato
atto alla Federazione della sua buona volontà ma
ha respinto questa ipotesi affermando che le
condizioni di partecipazione devono essere
uguali per tutti ma chiedendo che i club si
assumano le spese per eventuali operazioni di
polizia". Dal quadro generale delle Coppe,
dunque, mancano ora soltanto tre società e cioè
Ajax (Olanda) e Liverpool (Inghilterra) escluse
dalla Coppa dei campioni nonché l'Hajduk
Spalato, finalista della Coppa di Jugoslavia ma
impossibilitata a partecipare alla Coppa delle
Coppe in quanto squalificata per due anni dopo i
gravi incidenti di Zagabria. Col ritorno degli
inglesi, la Scozia ha visto annullata la
possibilità della partecipazione di una sua
rappresentante in più, il Celtic, nella Coppa
Uefa. Da notare che l'organismo europeo ha anche
dato mandato ad un noto legale di fare ricorso
presso la magistratura belga contro
l'incriminazione a carico dell'ex presidente
Georges e del segretario, considerati
corresponsabili degli incidenti avvenuti
all'Heysel.
Fonte: La
Stampa
© 11 luglio
1990
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